La versione Reloaded del disco epocale del rapper di Senigallia.
di Stefano D. Ottavio – Il Gruvillage, festival musicale estivo dello Shopville Le Gru, nei suoi 11 anni di vita ha concesso ampio spazio all’hip hop italiano nella sua eterogenea programmazione. Questo anche perchè è sempre stata l’occasione in cui, a differenza di altri concerti jazz o rock nel cartellone, davanti al palco si radunano in massa ragazzi di ogni età, spesso giovanissimi e accompagnati dai genitori, a dimostrazione che oramai il rap è ormai tutt’altro che underground, e la differenza con il pop “da radio” (per numero di vendite e non solo) è veramente labile. Quando è avvenuto questo passaggio che ha permesso, per esempio, a talenti come Salmo di arrivare con il suo Hellvisback in cima alle classifiche dei dischi più venduti dell’anno e a riempire le serate di gente dagli 11 ai 50 anni? Sicuramente molto merito è da attribuire a Tradimento, terzo disco in studio di Fabri Fibra, il primo con una major, la lungimirante Universal. Merita di essere ripescata sulla pagina Facebook di Fabri Fibra la piccola intervista a Pascal Nègre, presidente all’epoca della Universal Italia, in cui racconta di aver scelto il rapper sul web e di aver affidato a lui il compito di diffondere queste sonorità nel nostro paese per colmare il solito gap col resto del mondo civilizzato.
“Il mio corpo è a terra ma non mi sposti da qui
mi servirà una barella ma non mi sposti da qui
ribalto le mie budella ma non mi sposti da qui
finchè il mio rap è in guerra”
Era il 2006, l’influenza musicale sui teenager era ancora in mano a programmi televisivi come TRL su MTV e non ai social network, e il singolo “Applausi per Fibra” (forse a braccetto unicamente con “Dentro alla scatola” di Mondo Marcio) spopolava ovunque, cambiando radicalmente le tendenze.
Ora siamo nel 2016, e il rapper di Senigallia festeggia il decennale di quel “Tradimento” che lo allontanò dalla Vibrarecords e dalla scena underground, con un Reloaded pieno remix e di featuring di prestigio, da Nitro a Jake la Furia. Nel tour di supporto al disco, passato dal Gruvillage lo scorso martedì 12 luglio, sul palco oltre Fabri Fibra non c’è invece nessun ospite, tranne il torinese dj Double S, che si occupa di basi, cori e di fare foto al pubblico. Fabrizio Tarducci, nome vero di Fibra, a quarant’anni è ancora un vero mattatore e non smette per tutto lo show di saltare ed interagire il pubblico, purtroppo a costo di concedersi spesso pause eterne tra un pezzo e l’altro. Ma d’altronde deve pur sempre respirare. Lo show non si limita a celebrare Tradimento, eseguito quasi nella sua interezza soprattutto nella versione “remix”, che spesso confonde il pubblico meno preparato (molti vorrebbero cantare per intero il ritornello de “La pula bussò” che però è modificato nella versione 2016). Viene dato spazio a tutto il decennale trascorso in major: si estrae abbondantemente da Controcultura, passando per le hit di Bugiardo fino all’ultimo Squallor, del 2015, per la gioia di tutti quelli che non vedono l’ora di urlare “FUCK FEDEZ”, una barra de “Il rap nel mio paese”.
E dopo un’ora abbondante e l’ovvia chiusura con “Applausi per Fibra”, pezzo da cui tutto è iniziato, Fibra torna sul palco dedicando simpaticamente il bis alla recente Brexit con “Do you speak english?”, brano inaspettato, che è sinonimo comunque della volontà di celebrare in questo tour la vera produzione conscious di Fabri Fibra, seppure quella di maggiore successo: non ci sono pezzi estratti da Turbe Giovanili, certo, ma non c’è neanche “Tranne Te”.