Anish Kapoor: sculture “per vedere l’universo come veramente è”

Prima personale di Anish Kapoor alla Lisson Gallery di Milano, l’artista che mette in scena il sublime attraverso sculture minimaliste da vivere. 14 sculture che si propongono come “lenti per vedere l’universo come veramente è”, attraverso vertigini e distorsioni.

Martina Lolli   –   Non si sa mai cosa aspettarsi davanti alle opere di Anish Kapoor (1954, India), sculture talmente grandi da divenire installazioni pubbliche o ambienti da attraversare. Si può parlare comunque di sculture perché nel caso di Kapoor l’estetica non è mai subordinata alla fruizione dell’opera, anzi, è proprio ciò che la fa attivare attraendo il fruitore nel suo raggio e restituendogli l’esperienza del sublime. Forme pure, voluttuose concavità, superfici sature di pigmenti, curve sinuose e spigoli sottili sono le caratteristiche della sua estetica supportata da una ricerca ingegneristica all’avanguardia.

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Delle quattordici opere in acciaio lucidato presentate alla Lisson gallery di Milano, tredici sono quasi dei gioielli, sculture di ridotte dimensioni poggiate su alti piedistalli e che si torcono su loro stesse – come girando attorno al proprio asse – non raggiungendo mai i 90°. Passeggiare fra i corridoi formati dalle file di opere è essere attratti dal loro luccichio ed entrare in una spirale di rifrazioni e sdoppiamenti; ma le sensazioni si amplificano davanti ad un parallelepipedo contorno che raggiunge l’altezza e le dimensioni di un uomo e che riflette e ingloba il paesaggio circostante.

Kapoor lavora su diverse scale, ma ad ogni grandezza i caratteri della sua ricerca rimangono costanti: nella pulizia e nell’eleganza delle sue strutture il vuoto e il pieno si confondono, le immagini si corrompono e l’ambiente si apre a una dimensione surreale che riflette e rivela il paesaggio “interno” (ed interiore?) di chi ha di fronte. Accostarsi a una delle sue parabole (Untitled, 2014) è fare esperienza di un suono o di una figura spiazzanti: la sua forma convessa non ti permette di prevedere quale parametro verrà amplificato né quando la tua immagine verrà riflessa; è letteralmente una restituzione che sorprende e inquieta allo stesso tempo.

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L’individuo è sempre al centro delle opere di Kapoor anche quando queste si chiudono su loro stesse per riflettere l’immensità dell’ambiente circostante (Cloud gate, 2004).

Ma Kapoor contempla l’individuo solo in quanto essere, ponendolo al centro di esperienze capaci di annullarne l’individualità: provare il vuoto più profondo nelle superfici più piatte (Dark brother, 2005), il buio più pesto in antri sconfinati e dalle forme organiche e sensuali (Dirty corner, 2011), la vertigine più intensa nelle torsioni riflettenti delle opere presentate alla Lisson (W twist, Oval twist, Acute triangle twist, 2014) e infine abitare un ambiente capovolto e incontrare il proprio doppelgänger, copia distorta – o forse troppo fedele – della nostra essenza.

Immensi vortici che gorgogliano (Descension, 2014) attraggono e inghiottono il fruitore, così come l’acciaio lucidato delle sculture accoglie dapprima le immagini per poi risucchiarle otticamente nel nulla della loro dimensione.
E’ proprio il nulla una delle chiavi di lettura della ricerca minimalista di Kapoor, o meglio l’annullamento dell’essere attraverso una sensibilità portata ai minimi o ai massimi estremi. E’ l’individualità che si dissolve e approda in un universo spirituale; infatti queste opere, e le sensazioni intense che ne derivano, traducono concretamente “polarità metafisiche profondamente sentite, dell’assenza e della presenza, del nascondere e del rivelare”. Ecco come i giochi superficiali messi in scena da Kapoor riescono a farci inabissare nel nostro profondo.

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Anish Kapoor
LISSON GALLERY
Via Zenale 3, Milano

fino al 22 luglio 2016

www.lissongallery.com

credits foto: 

Anish Kapoor, Lisson Gallery Milan, 13 May- 22 July 2016, Installation view. Copyright Anish Kapoor ; Courtesy Lisson Gallery. Photography: Jack Hems