A distanza di sei anni dal loro ultimo concerto, la band di Jeff Tweedy si è esibita nella rassegna estiva di “Villa Ada, Roma incontra il mondo” presentando il loro ultimo album Star Wars. Vecchie e nuove canzoni per ribadire il concetto che dal vivo non hanno rivali.
di Gianni Rossi – I Wilco sono una di quelle band per cui gli aggettivi si sprecano e gli appassionati possono arrivare a darsele di santa ragione su quale sia l’album più bello o se vi sia nel loro suono un carattere originale che col tempo si sia andato rafforzando oppure ha ceduto a qualche ripetitività. Quel che è certo è che sono una delle formazioni rock americane più importanti di sempre e a partire da Being There del 1996, ogni loro album ha sempre contenuto dei pezzi i quali hanno sorpreso, rapito e divertito i loro fan. Sotto la calura asfissiante di Roma, la band di Chicago presenta Star Wars, l’ultima loro fatica pubblicato in download gratuito nel luglio del 2015 e nominato per un Grammy Award nella categoria “Best Alternative Music Album”.
Essendo dei fuoriclasse assoluti e avendo a disposizione un vasto repertorio di canzoni straordinarie, Jeff Tweedy, cappello calato in testa, e soci se la prendono con calma e si adagiano sul palco, con i loro vestiti e modi di fare ordinari, iniziando con un paio di pezzi dell’ultimo album, così tanto per scaldarsi e scaldare il pubblico. Poi il cappello bianco del panciuto leader viene gettato via e il gruppo attacca con un must come I’m tryng to break your heart e da lì in avanti è un crescendo vorticoso di forti emozioni. Si crea un clima disteso e sereno in cui è forte il legame empatico tra la band e gli spettatori. Ed è questo quello che conta in un concerto. Questa energia sotterranea che scorre tra chi si esibisce e il pubblico che rende vivido, unico e importante il partecipare ed essere in quel momento a condividere la stessa sensazione. Lo sanno pure i muri che i Wilco suonano con maestria impareggiabile; che canzoni quali Jesus etc, Via Chicago o Impossibile Germany raccontano i sogni, le speranze e le delusioni di almeno due generazioni.
La domanda che ci resta da fare è: i Wilco sono oggi il miglior gruppo dal vivo? Rispondere sarebbe troppo arduo però nell’eventuale giudizio finale teniamo conto della versatilità con cui agevolmente possono passare da pezzi polverosi e narcotici, a potentissime elettrificazioni con schitarrate grunge a contorno. Senza dimenticare che loro sono partiti come un gruppo folk con l’intenzione di essere i cantori della provincia americana più profonda e oscura e adesso non disdegnano di comporre ed eseguire canzoni come Hummingbird con cui riprendono in maniera mirabile gli insegnamenti del duo Lennon/McCartney. Comunque la si pensi lo show va per il meglio e Jeff Tweedy si vede che è contento per come riesce anche ad incitare il pubblico a scandire qualche pezzo con un battimano.
Per non per farsi mancare niente, i Wilco ritornano sul palco per il bis e cominciano una sezione unplugged tanto per dimostrare ancora la loro bravura, cambiare e strimpellare altri “duecento” strumenti, e per regalare al pubblico altre gioie come California Stars e la mitica Misunderstood, l’inno di chi al mondo si sente solo e come unica soddisfazione gli rimane solo il gusto di fumare qualche sigaretta. Nonostante sia stato un grandissimo concerto, uno dei migliori dell’anno, alla fine ti senti un po’ triste perché desideri che la band suonasse altre due ore e perché ci sono altri pezzi che vorresti ascoltare e non hanno fatto. Non si può avere tutto dalla vita. Grazie Wilco per la serata.
Photogallery a cura di Marco Dell’Otto