[INTERVISTA + PHOTO] Kilowatt e il piccolo miracolo delle Serre dei Giardini Margherita

Anche quest’estate i Giardini Margherita si colorano con una ricca e ricercata programmazione curata dalle sapienti menti del gruppo Kilowatt.

In sole tre stagioni Kilowatt Summer è riuscita ad imporsi in città come tra le più interessanti rassegne del cartellone di Bé, l’estate bolognese.  Dalla musica, al cinema, passando per le attività per i più piccoli, le Serre dei Giardini Margherita sono ormai una tappa obbligata per i bolognesi che nei mesi più caldi rimangono sotto le torri.  Abbiamo incontrato i ragazzi di Kilowatt, per scoprire un po’ di più di questo piccolo miracolo nato tra le serre.

Da qualche settimana è partita la terza stagione della programmazione di Kilowatt Summer negli spazi delle Serre dei Giardini Margherita, prima di addentrarci nella programmazione che ci accompagnerà nei mesi più caldi in città, come è nata l’idea di realizzare questo progetto? E quali sono stati i primi riscontri che avete avuto?


“Il progetto Kilowatt nasce dall’incontro tra persone con professionalità e percorsi diversi ma convergenti, tutti convinti che la vera differenza nei progetti che si occupano d’innovazione sociale stia nell’inclusione, nella partecipazione e nella condivisione. Su queste basi siamo partiti prima con uno spazio di co-working che si è naturalmente trasformato in un incubatore di progetti, e poi con la rigenerazione di uno spazio pubblico in disuso (le Serre dei Giardini Margherita appunto), che ci ha permesso di strutturare una visione più articolata, che ha nella ricerca di modelli innovativi per la partnership pubblico-privato uno dei suoi punti fermi. Fin dall’inizio poi uno dei nostri temi è stato quello della conciliazione dei tempi e dello sviluppo di forme di welfare dal basso, è così ad esempio che è nato il progetto Kw-Baby: un progetto pedagogico per bambini 0-3 che prevede la co-progettazione e la presenza di genitori co-worker che possano così conciliare la costruzione di una famiglia con le necessità di un lavoro flessibile. Infine avendo a disposizione uno spazio all’aperto così bello e ricco di stimoli è stato naturale lavorare per ripristinare il verde con tutta la cura possibile, e pensare ad una programmazione estiva in grado di accogliere (sempre gratuitamente) gusti ed esigenze di un pubblico variegato. La risposta che abbiamo ricevuto dalla città è stata entusiasta: lo scorso anno almeno 50.000 persone hanno partecipato ai nostri eventi e quest’anno stiamo cercando di rilanciare con un programma ancora più ricco, con due grandi festival a luglio e agosto.”

Come gli scorsi, anche quella di quest’anno si presenta come una programmazione ricca e diversificata con un’attenzione anche ai più piccoli attraverso le attività di Kinder Wonder. Leggendo i diversi appuntamenti si nota che uno dei vostri punti di forza è certamente la capacità di collaborare e ben amalgamare tra loro le diverse realtà che producono cultura in città. Come sono nate queste collaborazioni, questi incontri?


“Kilowatt nasce proprio dalla volontà di aprire orizzonti e incentivare collaborazioni, in questo senso la programmazione di Kilowatt Summer non può che riflettere questo approccio, attraverso l’attivazione delle tante reti che gravitano intorno alle Serre con i loro progetti: dal mondo dell’educazione a quello dell’associazionismo, dal Kinodromo per la rassegna cinematografica a Modernista per la scelta dei live musicali, passando per Marco di Unzip Project per la musica elettronica fino a Katia Bocchi di VicoloPagliaCorta per il market urbano Capsula, altra novità di quest’anno. Inoltre c’è il nostro Community Garden, una comunità di volontari che gestisce l’orto, all’interno del quale quest’anno è nato un progetto di installazioni artistiche e tecnologiche con i ragazzi di alcuni istituti superiori della città. E poi ancora le serate organizzate dall’ordine degli Architetti e quelle dedicate al verde pubblico col supporto del Comune, senza dimenticare la partnership con Enel che quest’anno porta alle Serre incontri ed eventi sui temi della cultura e della mobilità sostenibile. Ecco, bisogna dire che per comunicare tutta questa complessità faremmo molta fatica senza il supporto di SferaCubica che ci aiuta come ufficio stampa.”

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Tra i nuovi appuntamenti 2016 c’è anche quello con l’Orchestra Senza Spine che ogni settimana porterà nel verde dei giardini le sue incursioni di musica classica. Ancora una volta si rivela la vostra volontà di porre l’attenzione sulle realtà cittadine, in questo caso riscoprendo attraverso i giovani musicisti dell’Orchestra i diversi percorsi della musica classica. Come è nata questa collaborazione?


“Anche in questo caso la collaborazione è avvenuta in modo del tutto spontaneo. C’è una bella rete tra le realtà cittadine che portano avanti progetti inclusivi come la Velostazione Dynamo o il Mercato Sonato dove tra gli altri ha sede L’Orchestra Senza Spine. Ci conosciamo, stimiamo, e dove possibile cerchiamo di far nascere sinergie. In questo caso noi abbiamo a disposizione una location perfetta per delle incursioni musicali nel verde, anche con l’idea di far tornare la musica classica negli spazi pubblici,grazie ad una fruizione più intima e meno istituzionale che può riavvicinare il pubblico ad un genere erroneamente concepito come “alto” o distante.”

Quanto credete sia importante offrire eventi culturali a 360 gradi in città anche nei periodi in cui notoriamente queste si svuotano? La decisione di proseguire anche nel mese di agosto, al contrario di altre rassegne in città, è stata una scommessa vincente?


“Sicuramente il fatto di essere aperti tutta l’estate e di offrire una programmazione culturale anche ad agosto è stato una scelta vincente ed è un servizio che vogliamo continuare ad offrire alla città. Fuori da ogni retorica sono in tanti a restare in città ed è importante che non si crei un deserto. Per questo abbiamo deciso di non chiudere neanche un giorno, e di rilanciare i primi di agosto con un festival, Garden Beat, dedicato alla black culture.”

 Tra i diversi progetti che portate avanti c’è anche VETRO, uno spazio di pausa situato nelle Serre dei Giardini che non è un semplice punto ristoro, ma molto di più. Innanzitutto condivisione. Vi va di raccontarci cosa si cela dietro al nome VETRO?


“Ci abbiamo messo un po’ per scegliere il nome, ma alla fine Vetro ci è sembrato quello più giusto per raccontare tanto lo spazio quanto l’idea del nostro bistrot. Vetro perché dove ora si viene a mangiare un piatto un tempo c’era un serra dove si coltivavano piante, Vetro perché parla di trasparenza e di sostenibilità, due valori che ci rappresentano sia nella scelta degli ingredienti che nell’attenzione alla filiera. Per questo il menu che troverete da Vetro parla di semplicità e di materie prime selezionate con cura sia rispetto ai fornitori che alla provenienza. Quando possiamo inoltre cerchiamo il metro zero, nel senso che le erbe aromatiche e alcune verdure vengono direttamente dal nostro orto biologico. E visto che uno dei temi che ci sta a cuore è quello dell’economia circolare abbiamo deciso di lanciare Avance, una linea di cosmetica studiata con Frescosmesi (startup nata in seno all’Università di Bologna), che utilizza le materie prime naturali del ristorante, per ridurre gli sprechi e generare sostenibilità.”

Gallery fotografica a cura di Claudia Gugliuzza