Smontare e trasformare una pellicola come accade alle tracce remixate dai dj? L’esperimento di Remix The Cinema è qualcosa di diverso rispetto alla “classica” sonorizzazione dal vivo…
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Come suggerisce il direttore del Museo del Cinema Stefano Boni nell’introduzione al particolare “set” di Luca Acito e Alberto Casati, l’esperimento di commistione tra linguaggio audio e video di Remix The Cinema va a chiudere e in qualche modo suggellare la retrospettiva (rassegna e mostra) dedicata all’opera seminale del regista Carl Theodor Dreyer. Dopo le sonorizzazioni delle Pagine dal Libro di Satana ad opera di Stefano Maccagno e di C’era una volta a cura del tris Paolo Spaccamonti-Julia Kent-Stefano Pilia, anche la coppia dietro al mix (Acito monta le sequenze video, Casati cura la parte musicale) si è confrontata con le immagini potenti ed immortali de La Passione di Giovanna D’arco, opera fondamentale del Maestro tedesco; ma non solo.
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Casati e Acito hanno letteralmente “messo le mani” su una serie di capolavori del cinema mondiale del Novecento: da Le Sang d’un Poète di Jean Cocteau al Das Cabinet des Dr. Caligari di Robert Wiene, passando per Häxan – La stregoneria attraverso i secoli di Benjamin Christensen e arrivando alVangelo Secondo Matteo di Pasolini. Un’operazione che non si fa fatica a definire “blasfema”, come recita la descrizione fornita dagli stessi autori, ma rifugge le regole canoniche della sonorizzazione filmica e riesce ad innescare un vero e proprio (e, in parte, inedito) dialogo con le sequenze che accompagna.
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Possiamo considerare altrettanto “blasfemo”, poi, il fatto che Remix The Cinema tradisca l’opera cinematografica come opera unica e “chiusa”, dal momento che le immagini sulle quali si sovrappone la colonna sonora (e viceversa) sono composte sul momento: una live experience nella quale si crea una interazione che aggira – in parte – l’usuale filtro tra lo schermo e la platea.
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Si tratta di una rilettura e d’una reinterpretazione delle pellicole rimaneggiate, filtrata attraverso la lente del linguaggio audio-visivo contemporaneo, che si inserisce tra le righe delle riflessioni suggerite in apertura dal professor Simone Arcagni e tratte dalla più ampia disamina del suo libro Visione Digitale. Nel cappello introduttivo alla proiezione, Arcagni sottolinea come – chiaramente – l’esperienza visiva contemporanea abbia al centro il software, il computer; e come l’interazione tra mezzi analogici e digitali possa portare a codificare nuovi linguaggi, nel bene e nel male. Se il cinema “è un grande serbatoio delle immagini della nostra vita”, il pc potrebbe essere in grado di riprocessare queste visioni aprendo nuove connessioni del pensiero. In tal senso, il remix più ardito (e riuscito) è forse quello dedicato a Pasolini: uno split dalla drammatica eco contemporanea tra la rilettura politica del Vangelo Secondo Matteo (dove “Gesù è un anarchico basco e Gerusalemme si trasfigura in Matera”) e la cronaca militante de La Rabbia (uno straniante lavoro di cut’n’paste al quale aveva, in un secondo momento, prestato la voce Williams Borroughs).
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Peccato per la durata di appena un’ora. Non resta che sperare in una serie di appuntamenti analoghi. Nel frattempo viene da chiedersi quale colonna sonora avrebbe potuto immaginare Dreyer per i primi piani della sua eroina Giovanna d’Arco…
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Qui il trailer di Remix the Cinema
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