[INTERVISTA] Superbudda: la factory della porta accanto

Abbiamo intervistato Gup Alcaro, sound designer e direttore creativo (insieme al socio Davide Tomat dei Niagara) di quell’oasi torinese di sperimentazione che risponde al nome di Superbudda.

Una sorta di factory del suono, in bilico tra Musica e Arti Visive, ma soprattutto uno “spazio aperto” dove innescare un dialogo sul contemporaneo e le sue forme.
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Partiamo dall’inizio: come e perché nasce Superbudda? Quali sono le persone coinvolte nel progetto?
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“Superbudda come “spazio aperto” e collettivo nasce tecnicamente dall’evoluzione di un tradizionale studio di registrazione. In realtà rappresenta il concretizzarsi di una necessità maturata insieme al miosocio Davide Tomat (a questo link le altre persone coinvolte nel collettivo). Dopo 10 anni di attività (artistica) condivisa con molti altri personaggi della scena torinese abbiamo avvertito l’urgenza di condividere le nostre esperienze con altri “colleghi” per sviluppare la creatività e incrementare le occasioni di sperimentazione, ma soprattutto di creare un luogo che fosse zona di scambio intellettuale con un plausibile “pubblico” di appassionati in maniera diretta senza interlocutori.
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In breve il desiderio era quello di creare un luogo dove l’esperienza e le competenze dei singoli potessero essere a disposizione di tutti per agevolare la sperimentazione artistica. E contemporaneamente condividere tale processo con “un pubblico”. Da qui l’ampliamento dello “staff” inizialmente nell’ambito di musica, video, teatro e danza e successivamente, coerentemente all’idea di mantenere Superbudda come progetto aperto, in ambito fotografico.”
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Come siete approdati ai Docks Dora? Avevate in mente fin dall’inizio quella location (avete vissuto gli Anni Novanta dei Docks?) o è arrivata “per caso”?
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“Personalmente affittai ai Docks il mio primo scantinato adibito a rudimentale sala prove più o meno nel 1995. Qualche anno dopo lo studio di registrazione (già Superbudda) in un loft dei Docks fino al 2012 e da quasi quattro anni nell’attuale sede. Insomma non avevamo scelta! I Docks sono sempre stati una seconda casa e come tale hanno segnato con la loro storia il nostro percorso.”
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Si è tanto parlato del “listone” del New York Times che ha inserito Torino tra i 52 posti da visitare nel 2016, parlando nella fattispecie anche dei Docks. Senza voler necessariamente innescare un discorso “politico”, realisticamente cosa vedi nel futuro di questo posto? Esiste la possibilità di “rinascita commerciale” (passami il termine, in ottica di numeri e movimento) o è più probabile rimanga un avamposto “occasionale”?
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 “Ho letto il “listone”: l’immagine restituita dalle poche righe è secondo me la forma ideale per un luogo così carico di energie. Negli ultimi due decenni si sono successe diverse macro fasi e molte iniziative più o meno isolate che fuori da ogni giudizio hanno comunque confermato il potenziale di questa struttura che dall’interno è più vicino a un “villaggio” autonomo che si muove con i propri ritmi.
Si è spesso parlato, come in questo momento, di rinascita dei Docks Dora ma, forse troppo romanticamente, credo che non siano mai “morti”, le attività artistiche, culturali e commerciali non si sono mai fermate, piuttosto non c’è mai stata a diversi livelli una reale consapevolezza di ciò che questo posto rappresenta. Sono contento di sentire parlare di rinascita in quanto sintomo di una presa di coscienza comune e diffusa e spero che questo possa portare ad un atteggiamento più propositivo con una visione più ampia e che vada oltre lo sfruttamento circostanziale.”
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Tra l’altro la scorsa stagione avete sviluppato il progetto Sound Lectures in tandem con Il Circolo dei Lettori: avete in mente altre attività “in trasferta”? 
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“I progetti “fuori sede” sono una delle cose che ci divertono di più… sono estremamente stimolanti nella fase di ideazione e ogni volta una nuova sfida in fase di realizzazione. Cerchiamo ogni volta di fondere la nostra espressione artistica con le caratteristiche dello spazio in cui operiamo. Rappresentano una gratificante possibilità di mettere in campo l’espressione artistica e la professionalità di ognuno di noi e allo stesso tempo uno strumento immediato per condividere e amplificare quella che è la nostra attività quotidiana.
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Le Sound Lectures  al Circolo dei Lettori, i progetti ospitati da The Others e il Todocks nell’ambito di Todays 2015 ci hanno permesso di confrontarci con persone che condividono le stesse idee riguardo alla sensibilizzazione allo scambio culturale e alla riflessione artistica. Il risultato non può che essere positivo. Credo che confermeremo le collaborazioni già attivate e speriamo di poterci confrontare con nuove situazioni.”
 
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Parlando di musica, tu sei un sound designer e la tua formazione ha indubbiamente plasmato quelle che sono le attività del Superbudda.  Siete particolarmente affezionati, ad esempio, al format della Recording Session (ricordo anche di una Sleeping Session). Cosa puoi dirci al riguardo? Magari raccontarci di una “registrazione” (in) particolare. 
“Oltre alla mia formazione, contare tra i membri del collettivo un sound engineer d’esperienza e due musicisti e producer oltre che fondatori della band Niagara ha permesso di declinare nell’immediato l’attitudine di Superbudda verso la produzione musicale. Tenendo anche conto dell’estrema immediatezza di comunicazione che la musica intesa come suono in tutte le sue forme possiede.
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L’Open Recording Session è stata la prima cosa a cui abbiamo pensato per mettere in pratica ciò che ci frullava in testa. Cioè creare un luogo fertile a sostegno dei musicisti per la produzione musicale e video (in quanto Le ORS prevedono anche riprese video oltre che audio) utilizzando come unica risorsa le nostre singole competenze. E’ bastato aprire le porte al pubblico per trasformare un semplice concerto in una esperienza di condivisione del processo creativo. L’atmosfera che si crea durante queste sessioni è incredibile! Da un lato la naturalezza e la spontaneità che ogni musicista possiede nell’affrontare una registrazione in studio, dall’altro un pubblico che smette di essere tale per partecipare con appagata curiosità  e in totale agio all’intimità di questo momento. Una sera una ragazza ci chiese se poteva utilizzare il bagno per lavarsi i denti. Prima di schiacciare REC ovviamente…”
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In merito alla “cura del suono” penso anche al vostro rapporto costante con la Denovali Records.
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“E’ iniziato tutto con Sebastian Plano che ci contattò per fare una ORS. E’ stata una esperienza ricca per entrambi, il risultato delle registrazioni fu ottimo. Ci siamo confrontati con Timo della Denovali e fu naturale ripetere l’esperienza.”
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Hai progetti personali extra-Superbudda dei quali ti fa piacere parlarci?
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“Ognuno di noi porta avanti contemporaneamente all’attività di Superbudda i propri progetti, io personalmente riprenderò il mio lavoro in teatro con una nuova produzione a marzo e una tournè ad aprile. In ogni caso Superbudda inteso come laboratorio e luogo di confronto rimane sempre un riferimento e fonte di ispirazione.”
 
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Passando ad altro, Superbudda non è solo musica: ci racconti quante e quali sono tutte le attività quotidiane di questa “factory sabauda” al di là dei concerti serali? 
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Quotidianamente Superbudda è spazio di continua produzione e ricerca. Intorno ad esso orbitano molti degli artisti responsabili dell’attuale scena artistica non solo torinese. Ciò rende possibile il continuo fondersi della nostra abituale attività lavorativa con le necessità produttive degli artisti con cui abbiamo stretto una solida collaborazione. Ma la sensazione più forte è quella di stare a casa propria, tutto avviene con la serenità e la confidenza che si può ritrovare solo nella propria abitazione.”
L’episodio più assurdo e/o memorabile che ti/vi è capitato durante la gestione del Superbudda.
“A parte quelli che ci chiedono se possono lavarsi i denti? Vedere le persone uscire dal Superbudda ringraziandoci come se fossero stati a cena a casa nostra… dover risvegliare le persone che si sono rilassate troppo durante un concerto… questo per noi significa essere stati dei buoni ospiti.
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Veniamo al presente (e al futuro). Cosa puoi dirci in merito al 2016 del Superbudda? So che a febbraio è previsto un tris di eventi che in qualche modo rappresenta il vostro DNA… A partire dal format En Avant (che grazie alla crew di Plunge e Basemental porterà Rafael Anton Irissarri a Milano e Venezia, oltre che al Superbudda), fino ad arrivare alla crew della Gang of Ducks… 
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“Gli appuntamenti di febbraio sintetizzano una parte importante della nostra attività. Ma sono anche rivelatori di un percorso sano e coerente. Siamo contenti di confermare vecchie collaborazioni ma ancora di più di aprirne di nuove generate esclusivamente da una naturale affinità intellettuale. Continueremo come sempre senza preoccuparci di delineare una  “programmazione” a lungo termine nel rispetto della genuina estemporaneità dell’arte.”
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Qui il trittico di eventi Facebook:
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Infine, consigliateci tre canzoni che rispecchino il mood del Superbudda. 
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De Natura Sonorum – Bernard Parmegiani

Corsair – Boards of Canada

Vanilla Cola – Niagara (Fennesz Remix)

 

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