Boiler Room a Napoli e un’altra occasione per tirare fuori il peggio di noi?

La pagina dell’evento Facebook della Boiler Room a Napoli ha “chiuso e riaperto i battenti” dopo una pioggia di post e commenti fuori luogo – per usare un eufemismo – dapprima sulla line up, poi sulla città e i suoi cittadini.

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di Lorenzo Giannetti e Edoardo D’Amato  –  Era la seconda volta che la crew di Boiler Room piazzava le telecamere in Italia, dopo il battesimo milanese della scorse estate nell’ex cartiera Bazzi. Purtroppo questa volta il battage pubblicitario della piattaforma di streaming famosa in tutto il mondo non è andato proprio come previsto. Alla locandina ufficiale dell’evento ha quasi subito fatto da contraltare questa “parodia” (che ci risulta essere stata realizzata da Giacomo Carmagnola, Freelance Illustrator presso Vice, che a onor del vero, non crediamo abbia agito ipotizzando le ripercussioni grottesche delle ore successive).

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Boiler Room si è scontrata col provincialismo italiota e tra il LOL e il TROL alla fine è scoppiato un “caso napoletano” che non giova davvero a nessuno. Dalla line up accusata di essere troppo autarchica agli insulti infarciti di luoghi comuni nei confronti dei napoletani.

Amareggiati, noi direttori di OUTsiders ci siamo ritrovati a commentare i fatti praticamente in diretta…

Lorenzo Giannetti: “Una cosa abbastanza paradossale é che anche alla vigilia della prima Boiler Room nostrana, quella a Milano, c’erano state delle polemiche… per il motivo opposto! Praticamente c’era chi si lamentava che nella line up del battesimo meneghino non c’erano abbastanza artisti italiani/milanesi, che non si fosse dato spazio al “local” e/o al chilometro zero, insomma. C’era chi si aspettava una sorta di best of della scena elettronica italiana da esportazione (da Populous a Godblesscomputer, per intenderci) mentre la crew aveva approntato un menù internazionale senza preoccuparsi troppo di cogliere lo zeitgeist italiano. Un po’ per il cash (?), un po’ perché faccia anche il cazzo che gli pare. A Napoli invece optano per un mezzo omaggio alla scuola techno partenopea: si tiene conto dell’humus, delle radici e del cosiddetto Made In Italy da esportazione (soprattutto Capriati è una bandiera italiana all’estero!) ma c’è chi lamenta il fatto di aver già visto e rivisto gli act in questione. Premesso che:
1) io sarei per una ragionevole via di mezzo tra i due approcci
2) non faccio certo della Boiler Room un feticcio (c’è da leccarsi i baffi tutto l’anno con i tanti esempi di clubbing virtuoso che abbiamo)
credo che solo in Italia potesse accadere una cosa del genere, dico anche e soprattutto come toni e modalità.”

Edoardo D’Amato: “Intendiamoci: la critica costruttiva è sempre ben accetta. In particolar modo si può non essere d’accordo sulla line up: la critica, che viene fuori soltanto in pochissimi post a onor del vero, è “che senso ha fare una Boiler Room a Napoli con producer napoletani che vediamo nei club cittadini tutte le settimane?”

L.G. Prima che scoppiasse il putiferio posso dirti che le mie perplessità erano più che altro sulle “tempistiche”. Cioè fai una Boiler Room a Napoli a dicembre? Magari poi scelgono una location mozzafiato, però, ecco, non so, ammetto di aver subito pensato: “Perché non la fanno in primavera/estate in una terrazza affacciata sul golfo o in spiaggia?”. Magari era troppo cliché, può essere. E, mi ripeto, la Boiler Room é libera di fare il cazzo che gli pare.

E.D. “Sono d’accordo con te quando dici che si poteva optare per un ibrido di act internazionali e napoletani e soprattutto – e nessuno nelle varie polemiche dell’evento fb lo ha sottolineato – che se andava fatta una Boiler Room a Napoli, sarebbe stato meglio optare per l’estate. Mare, spiaggia, fiumi di cocktail e musica fino all’alba. Sono stato all’Arenile pochi mesi fa e secondo me poteva essere una location interessante. Fin qua, tutto lecito. Il punto è che le polemiche hanno virato decisamente su Napoli e i napoletani. E questo non va bene, tanto che Boiler Room si è sentita in dovere di pubblicare un post amaro e vagamente incredulo…”

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L.G. “Al di là delle ridicole uscite “razziste”, i detrattori della Boiler Room tout court non mancano: il discorso della festa esclusivista ovviamente a qualcuno sta particolarmente antipatico… E se ne potrebbe discutere a lungo. Però ci sono due tipi di trollate: quelle geniali e quelle di cattivo gusto. Qui spuntiamo indubbiamente la seconda casella.”

E.D. “Ahi serva Italia: divisioni, spaccature, sfottò da bar e insulti anche pesanti (oltre che trollate di cui non si sentiva il bisogno) sulla pagina di un evento organizzato da un colosso mondiale: l’italiano è questo e i post dimostrano come non riusciamo proprio a scrollarci di dosso il nostro provincialismo.”

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E.D. “Ti immagini una roba del genere se una Boiler Room si fosse tenuta a Monaco piuttosto che a Berlino? Ovviamente no. Faccio anche la parte del diavolo dicendo: amici napoletani, non cascate nel vittimismo e nelle risposte tipo “noi abbiamo il sole, il mare e voi la nebbia” perchè altrimenti alimentate uno stereotipo ottuso.”

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L.G. “Ovviamente gioca un ruolo fondamentale il fatto che tutti vogliano dire la loro su Boiler Room. Anzi tutti si sentono in diritto e quasi in dovere di giudicare la direzione artistica di Boiler Room. Si creano delle aspettative, nel bene e nel male, no? Questo fa indubbiamente parte del gioco per un fenomeno di quelle proporzioni…”

E.D. “Riflettevo anche su un altro dato: pensavo che certi atteggiamenti fossero relegati ad alcuni settori culturali su cui siamo avvezzi buttare giù tutte le nostre frustrazioni italiote (pensiamo al calcio, o alla politica stessa). Invece no: anche un evento come Boiler Room attira polemiche sterili e inconsistenti.”

L.G. “Infatti, guarda, io non scomoderei neanche Dante. Noi siam bravi a lamentarci e buttare tutto in caciara. Amen. Io mi consolo con Capriati a volumi criminali. Ci vediamo all’after con Caccamo quindi?”

E.D. “Ne sarei immensamente Felice”

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