Scopriamo qualcosa in più sui “fantasmini” che infestano Torino trascinandosi dietro il carico grosso di bassi e percussioni.
di Lorenzo Giannetti – Torino è indubbiamente una città devota al verbo drum’n’bass. L’half-beat è la frequenza cardiaca dei clubbers torinesi: tum-tum-TUM-ta. Un love affair lungo le sponde del Po, che parte dal culto carbonaro di breakbeat e jungle e arriva alle più recenti molotov di dubstep et similia. Pionieri e (nel contempo) innovatori, veri e propri local heroes e protagonisti indiscussi della bass explosion torinese sono i The Dreamers, la più longeva crew drum’n’bass d’Italia. In The Dreamers convivono anime, esperienze ed eredità differenti: sembra, del resto, ci sia una forte volontà di presentarsi come collettivo, “open crew” onnivora in fatto di collaborazioni e contaminazioni.
Si fa presto a dire The Dreamers e sprofondare nella bolgia delle vostre numerosissime serate. Ma chi sono esattamente i The Dreamers? Ci presentate la crew al completo?
“The Dreamers nasce nel 2005 come serata resident, ogni sabato sera al Puddhu Bar. Facciamo le presentazioni come si deve:
Rollers Inc. – Sono i “padri fondatori” Mighty M e De Niro, tra i primi a portare la drum and bass in Italia, singolarmente hanno ormai un’esperienza ventennale alle spalle, il duo invece si è formato nel 1997. Sono loro che alla fine degli anni ’90 e inizio 2000 si spostavano sull’asse To-Mi per suonare alla Pergola. Hanno suonato in diversi locali europei ed addirittura in sud america!
Mc Kwality – Victor è l’MC storico della crew, ha cominciato giovanissimo seguendo i consigli dei Rollers, con loro è cresciuto ed ha poi da qualche anno intrapreso anche altri progetti: il più importante è sicuramente quello degli LNRipley, gruppo live drum and bass e dubstep.
Bow – Ha cominciato a mettere dischi dnb poco prima che aprisse il Puddhu Bar, del quale è poi diventato resident e membro della crew di The Dreamers. In 8 anni ha condiviso la consolle con i migliori produttori e djs, da Concord Dawn a dBridge per citarne 2.
Kermit e Sciso– Si trasferiscono da Verona a Torino nel 2007, creano la serata Switch! e portano a Torino nomi come Logistics, Commix e Goldie, poco dopo confluiscono anche loro nella crew The Dreamers, diventando resident djs e portando nuove forze nell’organizzazione.
Neve – ultimo “acquisto” della scuderia. Neve, che si è trasferito a Torino da poco più di un anno è uno dei migliori produttori italiani di drum and bass. Arriva dal Trentino ed ha già all’attivo numerose releases per etichette italiane ed estere come Dutty Audio, Flexout, Ammunition, Modulate, BlackSeed e Bnc. Ha scelto Torino per aprire il suo studio con il socio AxL e The Dreamers non poteva che accoglierlo a braccia aperte.”
Praticamente uno squadrone drum’n’bass, coadiuvato da ospiti-amici che tornano spesso a farvi visita in consolle: come mettete in piedi le collaborazioni?
“Le collaborazioni sono tantissime. A livello artistico ad esempio con Ninja (LNRipley/Subsonica) che ha suonato con noi per anni e spesso torna a farci visita, stessa cosa con Bass:Based, membro storico della crew che adesso si è trasferito a Bristol ed Estel Luz, nostra vocalist per molto tempo e cantante del gruppo reggae DotVibes. Oppure con ragazzi più giovani come i due Beatbox masters Saso e Fast.Evo (protagonisti del nostro ultimo videoflyer), o ancora con Bassound, Dj Phonik e Mc Vena, solo per elencare gli ultimi. A livello organizzativo poi abbiamo collaborato con molte organizzazioni, l’ultima è Flux Agency: la doppia data in tandem con Dub Fx non poteva essere un inizio migliore!”
La genesi di #Amen, vostra “costola”? Dal Vangelo II Goldie?
#Amen è una serata nata dalle ceneri del Puddhu Bar (chiuso dopo la triste vicenda dei Murazzi), anche questa è stata una collaborazione che riuniva due crew: noi The Dreamers e la crew dubstep Bratski Krug, creando una miscela esplosiva che ha incendiato il Centralino, storico club torinese.
Divaghiamo. Pensate che la vostra musica (e se vogliamo l’elettronica tout court) possa esprimersi al meglio solo in un contesto notturno e di “after”? La prima serata, per il dancefloor, è 1) inappropriata o 2) un traguardo auspicabile? Se vogliamo, provocatoriamente, il clubbing deve durante fino alle 8 del mattino?
“Per noi il clubbing è notte. Su questo non si discute, a noi piace andare avanti fino al mattino! La drum’n’bass ha mille sfumature, alcune di queste si avvicinano al jazz e alla musica da ascolto e possono andare benissimo in situazioni serali o diurne. La storia della drum and bass però arriva dall’inghilterra e dai rave dei primi anni ’90, e dai club dei fine ’90 e dei 2000. Con la sua energia fatta di breakbeats e bassi potenti la dnb è studiata per uno scopo preciso: non lasciarti indifferente e costringerti a muoverti quando la senti su un impianto potente.”
“Siamo tutti nostalgici del Puddhu. Per noi sono stati anni fantastici, era un laboratorio pazzesco, potevamo chiamare artisti di nicchia o grandi nomi e il pubblico rispondeva sempre benissimo. Le serate che più ci mancano però sono le resident. Ci manca un po’ quel clima familiare, dopo conoscevi tutti e ti sentivi a casa. Tra quelle mura abbiamo conosciuto un sacco di persone con le quali abbiamo collaborato e siamo diventati amici, dai dj ai grafici, pr, baristi, eravamo una cosa sola. Per questo siamo impegnati nella campagna Salvare i Murazzi: erano qualcosa di speciale per Torino, qualcosa che ci invidiavano in tutta Italia. Certo, c’erano anche dei problemi, ma gli aspetti positivi li superavano tutti.”
Adesso comunque siete itineranti, continuate a girare con successo praticamente tutti i locali torinesi. Direi che questo aspetto, unito all’attitude da collettivo di matrice quasi “bristoliana” e al crossover elettronico faccia del DINAMISMO una costante del vostro modus operandi. Anche il fatto che i vostri set siano indubbiamente più accostabili a “concerti” che a semplici dj-set sembra confermare un atteggiamento di apertura ed interscambio col pubblico.
“Una volta chiuso il Puddhu avevamo una sola possibile opzione: andare “all in” e mettere in gioco tutte le nostre esperienze e capacità per creare qualcosa di nuovo e potente. Abbiamo la fortuna di avere un pubblico che continua a seguirci nei nostri spostamenti e ad apprezzare le nostre proposte e nei locali giusti oggi riusciamo a portare degli ospiti che per le economie precedenti non erano possibili. Per il resto, quando siamo in consolle poi l’imperativo è uno solo: far divertire tutti. La drum’n’bass è un genere molto vario al suo interno e noi cerchiamo di proporne tutti gli aspetti, essere eclettici. È questo che la rende unica e che ci permette di proporre un sound sempre interessante e aggiornato.”
Siete “dinamici” anche nella comunicazione. Accattivanti e moderni. Grafiche da paura e organizzazione attentissima ai dettagli. Hype, insomma. Come ve la gestite?
“Abbiamo la fortuna di collaborare con artisti come: Truly Design, Hack, Sublmnl e Matteo Casalegno. Prima dell’aspetto professionale, a legarci a loro è l’aspetto umano, la frequentazione e l’interesse per la musica. Siamo particolarmente orgogliosi del fatto che siano tutti torinesi. …anche se qualche flyer ce lo ha fatto l’amico e produttore ArpXp dalla Sardegna!”
Una curiosità: il nome degli LNripley (progetto parallelo di Victor mc Kwality ndr.) omaggia la Sigourney Weaver di Alien e nella mia testa accomuno la “dubstep fatta a mano” di Victor e soci alle atmosfere claustrofibiche e ai vuoi-pieni asfissiaci del film di Ridley Scott. Ecco, se “The Dreamers” é un omaggio a Bertolucci siete machiavellici.
“No, niente a che vedere con film. Il fatto è che il nostro logo è un fantasmino, che si presta bene alla dimensione onirica ispirata al nome The Dreamers. Il nome rappresenta da una parte la ‘sfida’ e il ‘sogno’ di suonare e promuovere un genere di nicchia, da un’altra parte rappresenta bene le sonorità che amiamo nella drum’n’bass e la sua capacità di trasformare le serate in un ‘sogno collettivo’.”
Sono indeciso se farvi una domanda iper-tecnica per spiegare al pubblico dell’halftime accentato sul terzo beat o se chiedervi cosa ne pensate dalle contaminazioni sempre più massicce tra hip hop mainstream e sub-cultura dubstep, tipo le robe della Machete Crew. Fate voi.
“Facciamo un po’ e un po’. Possiamo dirti che ad esclusione delle pagliacciate più commerciali noi suoniamo di tutto, dall’ halfbeat minimale ai pezzi più dancefloor! Per quanto riguarda le contaminazioni ci sono sempre state, e se il mainstream guarda a certi generi è la dimostrazione che siano proprio questi ad innovare realmente nella scena musicale odierna.”
State spaccando un po’ ovunque (io la captatio benevolentiae la metto alla fine, sì). Avete trainato dietro alla carovana The Dreamers ospiti di fama internazionale, tra teste di serie ed emergenti. Qual é stata la soddisfazione più grossa? Quale la cosa più assurda che vi è capitata in questi anni di nightclubbing? E quale, ancora, il sogno nel cassetto?
“La soddisfazione più grossa è vedere che i nostri ospiti si divertono talmente tanto che non vogliono smettere di suonare. Gente come Goldie, dBridge e Blu Mar Ten solo con noi ha fatto dj set da 4-5 ore! Questo per noi è il migliore apprezzamento che possiamo ricevere da un guest internazionale.
La cosa più assurda è forse una macchina ribaltata in piena notte proprio sulle scale sopra al dehors del Puddhu. Pochi centimetri in più e ci sarebbe caduta in testa!
Il sogno nel cassetto è continuare a crescere, ma siamo con i piedi per terra e ci impegniamo per farlo un passo alla volta.”
“Se scrivi drum’n’bass su Google uno dei primi suggerimenti è drum’n’bass Torino”. Io dico che molto è merito vostro.
“Merito nostro e di tutte le crews che come noi spingono la buona musica a Torino!”