Dracula 3D: per Dario Argento è l’ultima goccia…di sangue

di Isabella Parodi – Tre anni sono passati dall’ultima scivolata del mitico papà di Profondo Rosso, e purtroppo si sa, la scivolata precede spesso la caduta. Ennesimo film di vampiri; ennesimo riadattamento del romanzo di Stoker; ennesimo Dario Argento deludente. Nonostante abbia strappato qualche sorriso a Cannes (sarcastico, bisogna supporre a questo punto)  Dracula 3D parte già sconfitto. Tralasciando la pessima scelta commerciale di lanciare il film in contemporanea con i vampiri campioni di incassi diBreaking Dawn, ci si chiede dove fosse la necessità di scomodare di nuovo mr Nosferatu, uno dei personaggi più inflazionati che ci siano. La vicenda non cambia infatti granché: strane morti strozzano un piccolo paese che dovrebbe trovarsi in Transilvania (ma che in Transilvania non è) e quando il malcapitato inizia ad indagare, tutte le strade portano al conte Dracula.
Qualcosa di positivo ovviamente c’è: prima di tutto la splendida fotografia di Luciano Tovoli (già collaboratore in Suspiria e Tenebre) che rende le atmosfere visivamente incantevoli, quasi troppo. Ed è proprio il 3D a “stroppiare” il tutto, avvicinando la pellicola più alla perfezione formale di un film Pixar che alla dovuta patinatura che una storia gotica pretenderebbe. Ad appagare gli occhi dei più vogliosi, anche alcune scene splatter niente male ma comunque ben lontane dalla qualità del goreArgentiano anni ’70.
Purtroppo per noi, sono le orecchie a non essere più appagate: per la prima volta Claudio Simonettinon è all’altezza del suo nome. Le musiche sono sicuramente adeguate alla causa, ma “adeguato” non potrà mai essere aggettivo sufficiente per l’ex leader degli stessi Goblin che quarant’anni fa rivoluzionavano il modo di musicare l’horror. E’ pur vero che i Goblin non ci sono più e che Simonetti con i suoi nuovi Daemonia ha ormai optato per destinazioni metal nelle colonne sonore, abbandonando il caro vecchio prog che un tempo era stato la sua fortuna. Ma qui non si tratta di generi. Il pianoforte si sente ed è piacevole, così come i suadenti fischi medievaleggianti, ma quello che manca è lo stile, quel tocco che persino nei peggiori lavori di Argento era ancora inconfondibile. Tornano per l’appunto puntuali come un orologio le pecche ormai pluridecennali dell’ex maestro del brivido: al primo posto, la sceneggiatura al limite dell’imbarazzante e una recitazione se possibile anche peggiore (non so decidere se Asia Argento sia più ridicola quando parla o quando ringhia da vampira). E poi una regia slegata, più figlia di un cineasta inesperto che di uno semplicemente stanco, unita alle divertenti scelte decisamente anti-culturali di un Dracula “animagus” alla Harry Potter, che si trasforma in tutto tranne che in un pipistrello (la temibile mantide preannunciata dal trailer purtroppo c’è).
Che sofferenza bocciare quello che un tempo era indiscutibilmente un orgoglio del cinema italiano. Eppure non c’è dubbio, il fondo è stato toccato, perché se prima il trash esibito de Il Fantasma dell’Opera o La Terza Madre deludeva perché indegno di cotanto nome, qui lo sfacelo è del tutto autonomo: sfigurerebbe nella filmografia di chiunque. E il passo indietro si deve proprio alla caduta di quelle atmosfere che una volta erano tutto per Argento: le musiche spacca viscere, i colori, gli scenari da incubo che persino nel low budget compensavano la pochezza di tutto il resto.
La caduta di stile arriva un po’ per tutti a fine carriera, ma si deve capire quando smettere. Eppure Argento pare lontano da questo stadio di accettazione: schiere di fan ultra-devoti continuano a tirare acqua al suo mulino, generando una pericolosa spirale di autocompiacimento. E proprio quando evitare di infangare i capolavori di un tempo dovrebbe essere priorità assoluta, ecco che la notizia del  remake di Suspiria si fa strada, e questo non fa ben sperare.

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