di Isabella Parodi – Chi non ha avuto un orsetto di peluche da piccolo? Un tenero teddy di pezza per proteggerci dai mostri sotto al letto o negli armadi? E diciamocelo, avesse preso vita sarebbe stato un sogno. Ma solo quel pazzo di Seth MacFarlane poteva fare un film su una cosa del genere. Quando il piccolo Mark Walhberg (qui svestito dei panni da super macho) desidera ardentemente che il suo unico amico morbidoso diventi vero (altro che Pinocchio…), il suo Ted inizia a muoversi e a parlare. Un Ted mattacchione, volgare, sessuomane e sboccatissimo, decisamente inadatto ai bambini, nonostante l’aspetto da spot del Coccolino. Il padre de I Griffin debutta così sul grande schermo, e Ted non è che Peter Griffin in versione peluche.
Il cast tecnico della sitcom più politically uncorrect della tv sbarca al cinema in tutto il suo splendore: a cominciare dallo stesso MacFarlane che doppia Ted (e grazie al cielo anche in italiano la voce è quella di Peter Griffin), Mila Kunis (Meg Griffin) fidanzata di Walhberg e ancora il sound editor Walter Murphy, autore della colonna sonora. Le musiche sono molto “da telefilm”, in effetti. Tanti jingle diversi, leggeri e frizzanti, che connettono stacchi di scena, punti alti e punti bassi, comici o tristi che siano.
Un soundtrack giusto, né carne né pesce, adeguato al tessuto narrativo di un film di per sé assolutamente banale che senza le irresistibili gag griffiniane assurde non sussisterebbe. Nel soundtrack, anche Norah Jones: il singolo originale Everybody Needs a Best Friend, divertente ma elegante (proprio come lei), e la dolce Come Away With Me, in uno dei pochi momenti “no” del film. La cantante recita pure se stessa in un concerto, ovviamente nei panni di una delle tante ex di Ted!
A dare ancor più sapore, la consueta dose di citazioni pop, prese a manciate dalla cultura americana di massa, ma capovolte e demolite sempre e comunque. Citazioni filosofiche raggirate, autori letterari chiamati in causa assurdamente, ma soprattutto musica e film: qui tocca al mito di Flash Gordon, cult anni ’80 interpretato da Sam J. Jones che accetta di apparire in un cammeo, avanzando al rallentatore verso Wahlberg e Ted in adorazione, col sottofondo di Flash dei Queen. Nel film, ancora, appaiono nei panni di se stessi Tom Skerritt, Ray Romano, Ted Danson e Ryan Reynolds; e come non sfottere anche Taylor Lautner e Justin Bieber? Che spasso.
A fronte di questo “nulla” cinematografico, potremmo quasi azzardare una mediocrità voluta, essendo l’umorismo di MacFarlane principalmente fondato sulla derisione di miti e clichè yankee, a cominciare proprio dalla storiella della buonanotte che fa da scheletro narrativo a più della metà dei film americani. E qui infatti di che si parla? Di un bambinone che non vuole crescere. Un Peter Pan oltre i trentanni. E se vogliamo, la metafora del peluche che gli sta dietro tutta la vita è quasi poetica..! Ma “poesia” a parte, l’umorismo alla Griffin non è di certo per tutti, è roba da nuova generazione. Certo, il contrasto tra l’iconologia bambinesca del pupazzo e il suo vero io cafone è oggettivamente divertente, ma gli sketch demenziali forse sono davvero troppo per alcuni. I Griffin sono diseducativi, si dice. Che peccato, perché sono poche le satire veramente intelligenti e così spregiudicatamente schiette, ormai.