Il can-can moderno di Moulin Rouge!

di Isabella Parodi – “La cosa più importante che tu possa imparare, è amare e lasciarti amare…” Così si apre e si chiude il crogiuolo di colori e luci del Moulin Rouge! del nuovo millennio, con le parole di Nature Boy, il classicone anni ’40 reinterpretato da David Bowie e dall’ambient elettronico dei Massive Attack.
Baz Luhrmann con questo film riportò in auge il genere del musical sul grande schermo, con una storia d’amore e passione, destinata a finire in tragedia dopo un viaggio allucinato bel oltre il limite del kitsch, tra i mille colori dell’acceso quartiere di Montmartre della Parigi Bohemienne fine ‘800: in quel brulicare di arte, letteratura e poesia, il giovane inglese Christian (Ewan McGregor) si immerge nella joie de vivre parigina con l’intento di affermarsi come scrittore. Troverà tutto quello che si aspetta e insieme farà propri i veri ideali della Boheme: verità, bellezza, libertà, e soprattutto, amore.Moulin Rouge! in effetti altro non è se non una sfrenata e assurda elegia al re dei sentimenti, perché  in fondo “una vita senza amore è terribile… l’amore è come l’ossigeno! E’ una cosa meravigliosa! Ti innalza verso il cielo! Tutto quello che ci serve è amore!”, e intanto lo splendore dorato del mulino rosso dalla collina di Montmartre torreggia su una Parigi grigia e spenta, quasi un mondo a parte, già assorbito nel vortice assassino dell’incombente ventesimo secolo.
Christian troverà l’amore nel “diamante splendente” del Moulin Rouge, la bellissima Satine (Nicole Kidman), un’abile cortigiana aspirante a un futuro di attrice. Le porte del locale più piccante di Parigi gli si aprono con un curioso quanto incasinato mash-up musicale, dove la Lady Marmalade di Patty La Belle rifatta nella versione cult che tutti conosciamo di Christina Aguilera, Lil’ Kim, Mya e Pink,si mischia al grunge di Smells Like Teen Spirit  e a Because we can di Fat Boy Slim, dove si inizia a strizzare l’occhio al classico can-can che ci si aspetterebbe, in un tripudio caotico di uomini in frac e ballerine scatenate in vesti succinte.
Se prima si aveva qualche dubbio sull’intento della colonna sonora di Creig Armstrong (Romeo + Juliet, Ray) ora tutto si fa chiaro: un soundtrack con il meglio delle canzoni che han segnato gli ultimi cinquant’anni, dove tutti rifanno tutto in uno squisito quadro musicale moderno in evidente (ma piacevole) anacronismo con le immagini del tardo ottocentesco.

L’entrata in scena della splendente Satine è segnata da un altro mash-up malizioso assai, con l’accostamento della frizzante Sparkling Diamonds di Marilyn e la Material Girl della Madonna anni ’80, per un insieme di frivoli capricci materiali dove le doti vocali di Nicole Kidman affiorano tra piume e giarrettiere con notevole irriverenza. E pure Ewan McGregor non scherza quanto a diaframma, con la dolce Your Song di Elton John  con cui per la prima volta dichiara il proprio amore alla ballerina.
Con la divertente Spectacular Spectacular finalmente si sente il can-can e con esso si casca nel vortice assordante della commedia degli equivoci: Christian e i suoi compari decantano al perfido duca la commedia musicale che egli dovrà finanziare. Ancora zucchero con l’artificiosa Elephant Love Medley, dove Christian e Satine si dedicano alcune delle più significative canzoni d’amore degli ultimi decenni, in un medley al chiaro di luna sull’elefante prezioso del cortile del Moulin Rouge, tutto reinterpretato e ricostruito sulla loro ardua storia: dal rock dei Beatles di All You Need Is Love, all’hard rock dei Kiss con I was made for lovin’ you; dalle dolcissime One more night di Phil Collins e Pride (In the name of love) degli U2  alle più malinconiche Don’t Leave me this way di Thelma Houston o Silly Love Songs di Paul McCartney; e ancora Up where we belong di Joe Cocker (la stessa resa immortale da Ufficiale e Gentiluomo), l’energica Heroes di David Bowie e la chiusura in bellezza con I will alwais love you di Whitney Houston, con cui il loro amore si consacra all’eternità. “Mi rovinerai gli affari, già lo so..!” mormora la cortigiana rimasta dolcemente fregata.

Ma non sarebbe una storia d’amore senza i proverbiali impicci: il ricco duca vuole Satine tutta per sé, assicurandole il futuro da attrice che ha sempre sognato. I due amanti sanno che il tempo stringe, mentre quel fesso del duca viene facilmente convinto della “purezza” della futura compagna da unaLike a Virgin sorprendentemente storpiata e cantata da uomini, una presa in giro bella e buona a quell’ingenuità tipicamente maschile che ancora crede in una qualche presunta innata virtù dell’animo femminile.
Lidi ben diversi attendono il capolavoro del film: El Tango de Roxanne, un mix spettacolare della limpida Roxanne anni ’80 dei Police e lo sporco Tango de le moulin rouge, di origine oscura. Un inno alla violenza della gelosia d’amore, che distrugge tutto e fa “diventare matti!”, dove si improvvisa in scena un tango energico, palpitante, pieno di sentimento, come la tradizione argentina esige. Il grido straziante di Ewan McGregor tormentato dal pensiero della sua donna tra le braccia di un altro si mischia alla rauca supponenza del polacco Jacek Koman, graffiante e travolgente: “mai innamorarsi di una donna che vende se stessa”. Stridenti sviolinate e un caldo pianoforte di sottofondo fanno il resto.

Di mezzo si mette anche quella dannata tisi che nel ‘900 spezzò troppe vite, portandosi via il loro amore in un sol colpo, e con esso molto di più. Il finale apre in un certo senso le porte al ventesimo secolo, oscurando quell’universo di luci, suoni e poesia destinato a sopravvivere in mera forma commerciale oltre la belle èpoque. E come Christian scrive narrando la propria vicenda, è “una storia che parla di un tempo, di un luogo, di persone…” che non sono più.

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