La generazione digitale e le nuove abitudini alimentari dei millennial

Generazione Y, Millenial, nativi digitali, sono tante le definizioni associate alla generazione nata nel bel mezzo della crisi economica più grande dopo quella degli anni ‘30. 

Nati tra la fine degli anni ‘80 e il 2000, i millennial sono stati ampiamente criticati e studiati dalle generazioni precedenti, proprio in quanto rappresentano la prima generazione 2.0. Spesa online, profili social, storie su Instagram, i nuovi giovani hanno rivoluzionato il proprio stile di vita adattandolo da un lato allo sviluppo tecnologico e dall’altro alla situazione economica attuale.

Le nuove abitudini alimentari dei millennial

Le differenze tra lo stile di vita della generazione X e quella Y sono moltissime e spesso si pensa abbiano a che vedere con l’utilizzo di device tecnologici o delle mansioni svolte sul posto di lavoro.

In realtà molte di queste differenze si trovano a tavola, infatti secondo un’indagine promossa dall’Istituto Italiano Alimenti Surgelati e realizzata da Doxe tramite un’intervista a 800 persone tra i 24 e i 40 anni, i millennial amano i surgelati. Il 36% del totale ha aumentato il consumo rispetto ai periodi precedenti, grazie anche alla possibilità di acquistare prodotti surgelati a domicilio tramite e-commerce. Complice sicuramente anche il lockdown, che ha contribuito ad affermare il trend, bloccando in casa moltissimi giovani che si sono ritrovati a lavorare in smart working. Per il 77% degli intervistati almeno una volta a settimana si cucinano cibi surgelati, due volte per il 35%. 

I prodotti preferiti? Sicuramente pizza e patatine fritte, ma anche verdure grigliate e pesce; il prodotto sotto zero soddisfa a pieno le esigenze del millennial in quanto sempre disponibile, a prescindere dalla stagionalità, e adatto per evitare qualsiasi spreco alimentare.

 

I millennial e il lavoro

Passiamo ora a un punto cruciale: il mondo del lavoro. Mai come in questo ricambio generazionale si sono visti i paradigmi che da sempre hanno segnato il mondo del lavoro stravolti. 

I valori stessi dei giovani si sono modificati, infatti non è più lo stipendio ad incentivarli, anzi, ma la possibilità di crescita all’interno dell’attività e la dinamicità sul posto di lavoro. Quindi, stipendi più bassi e inquadramenti contrattuali di breve durata, che vengono compensati dalla flessibilità di orario e luogo di lavoro (i nomadi digitali ne sono un esempio) e il valore aggiunto offerto dall’azienda. I millennial cercano infatti imprese di cui condividono i valori e la mission, attente all’ambiente e alla sostenibilità sociale, e sono disposti a rinunciare a uno stipendio più alto o a una maggiore stabilità.