[INTERVISTA] Linecheck Music Meeting and Festival: voci unite intorno alla musica

Linecheck Festival è, indiscutibilmente, una delle realtà italiane (e non) più interessanti degli ultimi anni. Non semplice festival musicale ma vero e proprio centro propulsore e aggregatore degli addetti del settore, la fiera milanese ha nel tempo conquistato consensi (e grandi nomi internazionali). Ecco perché oggi abbiamo raggiunto Dino Lupelli, General Director di Linecheck: per farci dire come mai questo festival sia tanto speciale. E unico nel suo genere.

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_di Mattia Nesto

Partiamo, neppure fossimo dei pensatori antichi, dalla definizione stessa di Linecheck. Ovvero, citando direttamente dal vostro sito, Linechek è “un festival musicale e punto di incontro per professionisti del settore”.  Ecco, già solo da qui il vostro festival si segna una netta differenza rispetto agli altri, proprio per la dinamica relativa al voler essere/ voler diventare un “luogo di incontro” per i professionisti del settore. Come mai avete deciso nel 2015 di intraprendere quest’avventura in questi termini?

Più che antico mi sembra un approccio attento! Siamo infatti un meeting o come si usa dire in giro per il mondo una music conference-showcase festival.  Il 2015 è l’anno di Expo, quello che segna l’inizio di un percorso inarrestabile di internazionalizzazione per Milano che sconfina per la prima volta oltre i territori tradizionali della moda e del design.  Ma per diventare internazionali non basta ingaggiare artisti, devi creare attenzione verso quello che succede a casa tua ed hai bisogno di pubblico ed addetti ai lavori. Ecco diciamo che Linecheck nasce con lo scopo di far vedere al mondo quanto sia cresciuta Milano come music city di dimensione globale. 

Avevate degli esempi, magari a livello internazionale, a cui vi siete ispirati, specie all’inizio?

Tantissimi. Da Eurosonic Norderslaag a Repperbahn, dal South by Southwest all’Amsterdam Dance Event. Ma questi quattro sono i progetti monstre…tantissimi altri popolano l’Europa con lo stesso spirito, diventare luoghi di incontro, di scambio e quindi di conoscenza e sviluppo dell’industria locale della musica. 

E ora, a tendere diciamo così, a quale altra realtà/festival vi piacerebbe rassomigliare o comunque venire “citati assieme”?

Siamo già in rete con molte realtà internazionali e Linecheck è riconosciuto a livello europeo. Grazie al progetto Jump – European Music Market Accelerator – ogni anno facciamo viaggiare in Europa giovani imprenditori musicali e la connessione tra noi e gli altri partner si rafforza sempre di più. Gestiamo questo progetto con Mama a Parigi, Mil a Lisbona, Un/convention a Manchester, Athen Music Week e Nouvelle Prague. Siamo anche dentro la rete di eccellenza dei festival europei ETEP e la rete Ines delle piattaforme di scambio. Ad oggi non abbiamo la forza di confrontarci con le realtà più grosse di questo specifico settore, ma credo si siano fatti passi avanti enormi in cinque anni. 

Parliamo dell’edizione di quest’anno. In redazione siamo rimasti veramente molto incuriositi dai concerti e dagli showcase “diffusi” in dieci locali nel nuovo “distretto dei navigli”. Ci sapresti dire di più su quest’iniziativa?

Linecheck ha avuto nelle prime edizioni una logica di festival diffuso che era tipica di elita, l’associazione all’interno della quale (e con l’aiuto di Luca Fonnesu e Randy) è nato questo format.

Poi Linecheck ha in qualche modo stimolato la nascita della Milano Music Week diventandone il main content partner ma lasciando a questa realtà il ruolo di collettore di un programma ampio e diffuso di eventi.  Da quest’anno però proviamo a costruire una dimensione distrettuale, coinvolgendo il territorio nell’intorno di base, perché ai delegati che intervengono al meeting sicuramente interessa una dimensione esperienza le più ampia mentre al pubblico offriremo qualcosa di mai visto in città: una serie di concerti in piccoli locali ma con un taglio alto ed internazionale. 

Di #SoundsLikeDiversity cosa ci puoi dire?

Ogni anno scegliamo un motto per guidare le scelte dei panel più significativi e degli artisti guida. Ci pareva necessario accostare alla musica ad un chiaro messaggio sociale, che diventa anche economico. La diversità è di sicuro un valore da difendere sia in natura che in economia: come si fa oggi d’altra parte ad immaginarsi un mondo chiuso in se stesso che non accetti il diverso? E antistorico ed anche antieconomico. 

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Seun Kuty, tra gli ospiti di questa edizione

Abbiamo letto che il Paese ospite sarà il Canada quest’anno. Cosa vuole dire in termini e artistici e di contenuti?

Innanzitutto è un riflesso del valore di un lavoro di relazioni istituzionali che il nostro Christoph Storbeck sta svolgendo da qualche anno. Poi è un segno dell’interesse di un Paese evoluto come il Canada a dialogare a livello internazionale scambiando cultura che è un bene immateriale e sostenibile!  Il Canada porterà a Milano al uno dei suoi migliori professionisti ed abbiamo scelto alcuni artisti di livello assoluto ed una produzione originale tra Nava e Doomsquad, fiore all’occhiello di tutta la manifestazione 

Sappiamo che questo tipo di domande non sono mai simpatiche, specie per chi organizza una manifestazione, ma quali sono gli eventi e/o gli appuntamenti che, a tuo avviso, sono quelli più attesi?

Infatti sono domande da non fare assolutamente mai! Linecheck va vissuto con altri ritmi rispetto a quelli abituali, pianificando soprattutto di tenersi tre giorni a disposizione per seguire un flusso di argomenti, persone da conoscere e musica da ascoltare per la prima volta.  Una guida personale è davvero difficile: io mi aspetto molto dal programma di sabato, con il concerto di Sean Kuti a chiudere quella che con gli incontri sul mondo dei festival è proprio la mia giornata preferita. Se fossi un delegato invece non mi perderei le esperienze offerte dal pacchetto messo a disposizione da Butik, un vero e proprio servizio concierge mai visto in nessun’altra conference internazionale. 

E invece uno di cui magari, almeno al momento, non se n’è ancora parlato abbastanza e che invece merita un sacco? 

Se parli di meeting allora vale la pena approfondire tutto il tema sollevato da Jump che ci ha condotti ad una intera sessione dedicato al rapporto tra musica e tecnologia. Oggi la musica non è solo dischi e live ma anche innovazione e sviluppo di approcci totalmente nuovi alla fruizione, alla distribuzione ed alla produzione musicale 

Linecheck ha, per forza di cose, una dimensione e un’attitudine internazionale molto spiccata eppure, forse mai come quest’anno, la presenza di “musica italiana” è forte, fortissima. Qual è stato il metro di giudizio per la scelta degli artisti nostrani di quest’edizione?

La scelta artistica la fanno i due curatori Jacopo Beta e Daniele Ricca. Gli italiani sono sempre più in rampa di lancio verso il mercato internazionale anche grazie ai progetti di Italian Music Export e Siae. Quindi si stanno aprendo canali distributivi per quelle realtà che crediamo abbiano chance anche oltre il falso limite del testo in lingua nazionale. 

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Molto importante poi è la collaborazione con le principali Associazioni e Enti del settore immaginiamo….

La partnership strutturata con Milano Music Week ci porta da sempre a lavorare con siae, fimi, nuovo imaie ed assomusica, ovvero tutta la filiera.  Poi si sono aggiunti con ruoli sempre più determinanti nuovi partner come PMI che rappresenta le etichette indipendenti ed ora anche la Commissione Europea che ha riconosciuto il valore del nostro progetto attraverso ben due grant. C’è da dire che Linecheck è una produzione molto costosa: dobbiamo viaggiare molto e far viaggiare speaker e relatori, dobbiamo ospitare band che non hanno ancora la capacità di attrarre pubblico pagante e sopratutto dobbiamo attivarci con un anno di anticipo con una squadra che parte con cinque persone per finire con oltre 60 addetti alle varie funzioni. Il tutto con il coordinamento di Irene Romagnoli, preziosissimo punto di riferimento di tutto il team. 

Per chiudere volevamo chiederti di parlare di Keychange, forse tra tutte le iniziative correlate al festival, quella che ci ha colpito maggiormente dal punto di vista sociale, etico e, perché no, “politico”. 

Keychange è un programma visionario, lanciato da Vanessa Reed quando era al comando della PRS Foundation. Il tutto e partito da uno studio che dimostra come anche in ambito musicale le donne sono le meno rappresentante e meno retribuite sia in qualità di artiste che di manager.  In due anni e con una rete di partners di altissimo livello, Keychange ha fatto impegnare oltre 200 organizzazioni a raggiungere la parità di genere entro il 2022 ed ha nel frattempo offerto una opportunità di crescita professionale a innovatrici ed artiste facendole diventare protagoniste di una serie di appuntamenti internazionali.  Per il prossimo triennio Linecheck ha l’incarico di spingere questo progetto in Italia e grazie al sostegno di shesaid so e fimi siamo convinti di poter raggiungere presto importanti obiettivi! Intanto entro il 30 ottobre si può applicare il form che darà la possibilità a tre artiste e tre innovatrici di essere scelte per il percorso.