[INTERVISTA] “I lavor(ator)i del cinema si raccontano agli studenti”: Enrico Audenino da Gomorra a FADE IN

Il regista e sceneggiatore torinese di cinema e televisione (ricordiamo, soprattutto, “Gomorra – La serie” e “Ride”) ha incontrato gli studenti di Palazzo Nuovo in occasione della rassegna “FADE IN – I lavor(ator)i del cinema si raccontano agli studenti”, al fine di narrare gli esordi e le esperienze lavorative principali della sua carriera.

_ di Roberta Scalise

Classe 1981 e origine torinese, il regista e sceneggiatore di cinema e televisione Enrico Audenino ha incontrato, venerdì 24 maggio, gli studenti di Palazzo Nuovo in occasione della rassegna “FADE IN – I lavor(ator)i del cinema si raccontano agli studenti”, al fine di narrare gli esordi e le esperienze più significative della sua carriera (tra le quali si ricordano, in particolar modo, “Gomorra – La serie” e “Ride”). Nella nostra intervista, alcuni aneddoti circa i suoi primi passi e i progetti futuri.

 

In quanto torinese, qual è il tuo rapporto attuale con la città e quale ruolo assume, nella cornice del tuo mestiere – in quanto “musa” o fonte di ispirazione?

 A Torino sono cresciuto e mi sono formato, ma mi sono trasferito a Roma quattro anni fa. Tuttavia, il rapporto con la mia città natia è ancora molto forte, e, dalla capitale, le sue peculiarità assumono tutta un’altra prospettiva: la quiete e lo stile di vita del capoluogo sabaudo, infatti, iniziano a mancarmi. Torino, però, è perfetta per dare l’abbrivio ma, a un certo punto, ti spinge ad abbandonarla, perché nella città vige poco spazio d’azione e, per il mio mestiere, è necessario il movimento e la stimolazione culturale continui.

Quanto al suo ruolo di musa, invece, no: non ho mai sentito l’esigenza di raccontare Torino, però indosso un “marchio di fabbrica” che consiste in un grande senso del dovere e in una forte etica del lavoro: qualità, queste, riconosciute a livello internazionale e che mi rendono orgoglioso di essere torinese.

Qual è stata la scintilla che ha fatto sorgere la tua passione per la regia e la sceneggiatura e come si è evoluto il percorso?

La passione per il cinema è sorta fin dalla tenera età: mio padre, infatti, era solito portarmi in sala, ogni settimana, già intorno ai 6/7 anni. Ho, dunque, intuito volessi dedicarmi a questo mondo da bambino, pur non sapendo quale sbocco avrei, poi, intrapreso. Il ruolo dello sceneggiatore, infatti, l’ho scoperto molto tardi, all’incirca dopo i 20 anni: fondamentale, in questo senso, l’incontro con la Palma d’Oro per la sceneggiatura Guillermo Arriaga, attraverso il quale ho, così, scorto il fascino dello sceneggiatore e le potenzialità del mestiere.

Come si è articolato, invece, l’incontro in programma ieri e che cosa consiglieresti ai ragazzi desiderosi di avvicinarsi a tali ambiti disciplinari?

L’incontro è stato molto libero: in generale, tendo sempre a mettere il più possibile a disposizione la mia esperienza e a raccontare quanto vissuto finora. Un vissuto caratterizzato da percorsi non “canonici” e da innumerevoli tentativi, sfociati, poi, in concretezza. Per questo motivo, solitamente, non mi dedico a elargire consigli specifici, ma, semplicemente, a infondere un po’ di fiducia nel fatto che valga la pena sperimentarsi, provare e credere strenuamente nei propri progetti.

E a proposito delle tue, di esperienze: qual è stato il lavoro che, finora, ti ha dato maggiore soddisfazione?

I lavori di tale natura sono tre: uno è molto piccolo e prende il titolo di “Connessioni“, una serie web realizzata con Francesco Lagi per Repubblica.it cui sono particolarmente legato e che considero, ancora oggi, dotato di una certa freschezza. Poi, sicuramente, la pellicola uscita quest’anno con protagonista Valerio Mastrandrea, “Ride“: un’esperienza totale e forte, che reco con me per i rapporti umani instauratisi. E, infine, senza dubbio, l’ultima edizione di “Gomorra – La serie“, un progetto di cui sono professionalmente fiero.

Per quanto concerne proprio “Gomorra”, quali sono state le fasi precipue del processo creativo e quali le difficoltà incontrate?

Ho iniziato a occuparmi della sceneggiatura a progetto, naturalmente, ormai già in corso da diversi anni [a partire dalla quarta stagione, n.d.r.], ma, anche in questo caso, si è rivelata un’esperienza importante, soprattutto perché mi sono ritrovato a lavorare a fianco di due autori stimati, ossia Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, gli head writer delle ultime due stagioni.

Molto difficile, invece, il lavoro di stesura: tutto, infatti, deve essere redatto in napoletano, pertanto è necessario immergersi totalmente in un altro mondo. Un ostacolo, ma anche l’aspetto più divertente e originale del lavoro!

Infine, a quali progetti stai lavorando e che cosa vedremo in futuro?

Al momento, sto lavorando a diversi progetti. In primo luogo, una serie – le cui riprese si sono appena concluse -, scritta con Alessandro Fabbri e Laura Colella, dal titolo “Il processo“: una nuova sfida per Mediaset, che si è appena rilanciata investendo in storie nuove e “serialità”. Poi, un film, che sarà girato quest’estate, per la regia del talentuoso Claudio Noce. E, naturalmente, altri progetti in gestazione, di cui vi svelerò i dettagli più avanti!

 

“FADE IN – I lavor(ator)i del cinema si raccontano agli studenti” è un ciclo d’incontri realizzato e moderato dagli studenti di “Cinema e Media”: Giorgio Beozzo, Dario Cerbone, Davide Leo e intende affrontare, attraverso dialoghi frontali con gli ospiti, i molteplici aspetti lavorativi del panorama cinematografico odierno, con particolare attenzione alle prime esperienze nel settore dei personaggi invitati. 

I quattro incontri del ciclo si sono svolti tutti durante il mese di maggio presso la sede di Palazzo Nuovo dell’Università degli Studi di Torino e hanno accolto quattro diversi ospiti: Sara Sagrati, Massimo Arvat, Letizia Gatti ed Enrico Audenino. L’obiettivo, quello di rispondere a una domanda molto semplice: come entrare nel panorama lavorativo cinematografico? 
Le testimonianze dei quattro ospiti, che sono intervenuti per raccontare la loro formazione e le prime esperienze lavorative, hanno permesso agli studenti intenzionati a lavorare in campo cinematografico di capire quali possano essere le dinamiche e le abilità da sviluppare per entrare nel mondo del lavoro. 

Tutti gli incontri sono stati moderati dagli studenti: l’atmosfera ha permesso, ogni volta, di incoraggiare un vero e proprio dialogo tra tutti i partecipanti, nell’ottica dello scambio libero di idee e privo di qualsiasi genere di barriera istituzionale. 

Per ulteriori informazioni: info.fadeincontri@libero.it

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