[INTERVISTA] La fatale disperazione della Medea di Giorgio Li Calzi alla Lavanderia a Vapore di Collegno

La tragedia greca è alla base della civiltà occidentale e del mondo cristiano. I miti arcaici riaffiorano nel mondo moderno e si mescolano in un teatro umano indefinito e sempre costantemente attuale in ogni dinamica sociale. Con queste parole Giorgio Li Calzi definisce il punto di partenza della sua  “Medea” in scena sabato 25 maggio alla Lavanderia a Vapore di Collegno. Una coproduzione Balletto Teatro di Torino- Rivolimusica, in collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo.

_di Elisabetta Galasso

L’altissima poesia della Medea di Euripide risuona tuttora. Il conflitto si dibatte entro un animo solo: è lei Medea che da sola, barbara e abbandonata, si dilania  tra razionalità e passione, insicurezza e decisionismo. Snodo fondamentale nella formazione della storia occidentale e dei miti della cristianità. Da qui parte l’opera che Giorgio Li Calzi, trombettista, produttore musicale e promotore culturale porta sul palco. Protagonisti 6 danzatori, un violoncellista e uno schermo di proiezione  Abbiamo scambiato due parole con il regista Giorgio Li Calzi in vista del debutto.

Come definiresti lo spettacolo e come ti senti in veste da regista?

Penso che un buon artista non debba necessariamente essere incasellato in un genere definito,  infatti  ci tengo a precisare che questo lavoro non è uno spettacolo meramente  di danza, musica o visual bensì in una commistione di queste tre arti atta a raccontare la tragedia e il mito. Sono un  appassionato cinefilo e anche nelle precedenti regie ho elaborato molti spunti presi da registi che mi hanno formato. In questo specifico lavoro ho attinto da tre film in particolare: Salò di Pier Paolo Pasolini, Viva la Muerte di Fernando Arrabal e Medea di Lars Von Trier. Pellicole che mi hanno aiutato a costruire la mia personale “Medea” in un groviglio di passioni, contraddizioni e ricerca di identità.

Quale aspetto della figura di Medea hai voluto mettere maggiormente in risalto?

Parto dal presupposto che il genere umano è più animale che raziocinante. Se non fosse così non esisterebbero le guerre e i conflitti umani. In questo contesto certamente non troppo ottimista, si delineano molte figure della tragedia greca, tra cui Giasone e Medea. Giasone è un personaggio perfettamente collocabile tra gli ingnavi dell’inferno dantesco, perché nonostante attraversi i mari e combatta battaglie per la conquista del vello d’oro, poi accetta l’occasione di diventare re,  scegliendo una nuova sposa e abbandonando la famiglia per un destino migliore. Medea, maga, donna e madre, è molto più raziocinante e architetta la morte dei figli pur dilaniata nella sua figura di donna che detiene il destino dei figli e di donna disperata che non sa assicurare loro un futuro, di femmina soggiogata nel ruolo di madre in una terra chiusa e straniera, e di madre narcisista che vuole riaffermare il suo ruolo prioritario di donna. Ho voluto focalizzarmi sulla disperazione del personaggio, attingendo in modo particolare alla Medea di Lars Von Trier in cui questo sentimento viene esaltato; infatti Medea uccide con le proprie mani i suoi figli non tanto per dispetto a Giasone, (l’uomo che lei ama e che sposerà un’altra donna)  bensì per la sua condizione infelice. La condizione di esule, in una società che la ripudia e rifiuta la sua discendenza tanto da farle compiere quel gesto fatale.

È fatale che muoiano, e se debbono morire, sarò io che darò loro la morte, io stessa, che li ho partoriti (Medea,Euripide)

E statisticamente l’incidenza di tragedie familiari è molto alta in fatto di cronaca…

Sì un tema come quello  dell’infanticidio è tanto attuale, quanto ancora occulto nella società contemporanea. La madre compie l’omicidio per sottrarre i figli  ai mali del mondo, per salvarlo dalla sofferenza di esistere, per preservarlo da reali o presunte difficoltà come si evince da un fatto di cronaca del 20 settembre 2018 in cui nel Carcere di Rebibbia, una donna ha gettato dalle scale i suoi figli di pochi mesi.

Uno spettacolo intenso a tratti inquietante, che porrà il  pubblico davanti ad un’attenta riflessione, uscendo dai generi prefissati, facendo rivivere il mito di Medea attraverso i corpi dei danzatori, l’arco del violoncello e le proiezioni, scarnificando la tragedia e vestendola con un abito pop.

MEDEA

regia, suono, musiche Giorgio Li Calzi
violoncello Manuel Zigante (Giasone)
visuals, luci, scena Massimo Violato
figli di Medea Vincent Carruba, Matteo Verbaro
danzatori del Balletto Teatro di Torino
maschera Alessandro Albert

addestramento animali Silvia Cabutti e Luca Vallino

Una coproduzione Balletto Teatro di Torino – Rivolimusica

In collaborazione con Piemonte dal Vivo

Sabato 25 maggio 2019, ore 21:00
Lavanderia a Vapore
Corso Pastrengo 51, Collegno (TO)

Teaser :http://http://https://www.youtube.com/watch?v=u4zfCwfk2_g