Devil May Cry 5: accattivante ed esagerato come una canzone di Ketama 126

Il nuovo capitolo della fortunata serie Capcom, dopo la discussa parentesi emo di DMC, convince sotto tutti i punti di vista: conferma le caratteristiche storiche del brand e, al contempo, le espande e le evolve. Non smettiamo di avere voglia di giocarci.

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_di Mattia Nesto

“Capcom is back”questo l’efficace messaggio lanciato via Twitter da Urata-San, Ceo di Capcom Usa e prontamente ripreso dal produttore Matt Walker. Dopo averci impressionato con l’epica della caccia in Monster Hunter World lo scorso anno, Capcom ci ha deliziato con uno dei remake più importanti della storia videoludica, quello di Resident Evil 2, di cui abbiamo parlato quie infine ci ha fatto letteralmente innamorare con questo nuovissimo Devil May Cry 5.

Chiunque sia un minimo appassionato di videogiochi avrà sicuramente sentito a parlare di Dante e della serie di Devil May Cry. Nato originariamente come seguito di Resident Evil 3 Nemesis ma allontanandosi praticamente da subito per la chiara differenza con il survivor-horror, sin dal primo episodio, datato 2001, Devil May Cry è sempre stato un gioco estremamente sexy, deliziosamente stiloso e incredibilmente divertente da giocare: la corona di principe degli hack ‘n’ slash gli va attribuita di diritto.

Eppure nonostante la bellezza delle vicende di Dante, un mezzo-demone dal passato tormentato e tormentoso, figlio del guerriero infernale Sparda e fratello-gemello di quel Vergyl con il quale ha condiviso quell’incredibile capolavoro che è stato Devil May Cry 3, la legacy negli ultimi anni rischiava davvero di andare a morire. Il già citato DMC, un coraggioso tentativo di Ninja Theory di reboost del personaggio di Dante e della serie, nonostante più di una trovata degna di nota, non ha incontrato un largo favore e davvero sembrava che per il cacciatore di demoni fosse “giunta la sua ora”.

E invece no e neppure per sogno. Infatti in questo scintillante 2019 videoludico ecco Devil May Cry 5, un’avventura che fin dal day-one ha saputo essere una vera e propria pietra miliare nell’industria videoludica. Questo grazie, innanzi tutto, a quella meraviglia per gli occhi che è il Re-Engine, ovvero il motore grafico proprietario di Capcom che dopo aver fatto faville con la carne putrescente degli zombie di Raccoon City ora rende Dante, Nero, Triss e le gradite “new entri” V e Nico più belli che mai. Basta infatti osservare i primi minuti di gameplay (prendendo anche in considerazione il clamoroso intro in slow-motion che rende implicito omaggio a Deadpool) per comprendere come si è davanti ad un vero e proprio capolavoro per la cura estetica di ogni dettaglio. Certo la possibilità di interagire con l’ambiente e la profondità di esso è, per usare un eufemismo, davvero limitata ma non è quello che importa in un gioco come Devil May Cry.

Ciò che conta davvero è che i personaggi sia immediatamente riconoscibili, sexy e iconici e quelli del quinto capitolo lo sono all’ennesima potenza.

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La trama, con qualche picco e determinate gradite sorprese, è molto lineare, così come lo sono i livelli: si inizia in medias res e poi, dopo una prima parte in cui vi è un continuo intreccio di flashback, si arriva al “serpentone finale” che, a più riprese, ci porta allo scontro decisivo con il villain dell’episodio. Eppure, come abbiamo ricordato prima, se la trama non brilla certamente per originalità va detto che lo scontro con il re dei demoni Urizen viene presentato da diverse angolature dato che Devil May Cry 5 è “uno e trino” visto che potremo impersonare ben tre personaggi, ognuno dei quali ben contraddistinto da un proprio combat-system.

Ecco dove sta la parte più forte del gioco, senza ombra di dubbio. Nero, V e Dante, i tre “protagonisti” che andremo ad impersonare, hanno infatti stili di gioco completamente differenti. Se il giovane Nero sfrutta la potenza dei devil-breaker, sorta di arti meccanici costruiti dalla provetta Nico e in grado di sfruttare tutta una serie di poteri (dal lanciare i nemici in aria, a scaturire impressionanti scariche elettriche sino a, udite udite, poter sfoggiare un cannone al plasma stile Megamen), V è un invocatore ed è in grado di combattere facendoci aiutare da tre differenti creature, un aquila corvina, una pantera color notte e un possente golem nero-fumo.

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Infine Dante, vero e proprio fiore all’occhiello del titolo, possiede ben quattro diverse “stance” di combattimento, ognuna delle quali sfrutta e acuisce determinate caratteristiche (dalla possibilità di colpire i nemici con le pistole, al combattimento con la spada, sino a sfruttare maggiormente l’elusività o la difesa).

È evidente come impersonare Nero, V o Dante cambi molto le carte in tavole, rendendo il gioco una continua scarica di adrenalina per il giocatore, costringendolo a cambiare via via il proprio sistema di gioco. Ora va detto che, purtroppo, anche durante una seconda run, non si possono scegliere con quali personaggi intraprendere una missione (se non per giusto un paio) e questo è sicuramente un peccato. Così come una sbavatura è la mancanza di poter cambiare a piacimento il devil-breaker durante il combattimento: infatti Nero per passare da uno all’altro dovrà “attendere” la rottura completa del proprio arto meccanico. Un peccato visto che ampliare la scelta avrebbe aggiunto ancor più pepe ad un combat system praticamente perfetto.

Anche per quanto concerne i nemici, con una certa preponderanza per le creature insettoidi che si nutrono di sangue umano, è una vera e propria fiera della “bellezza” e dell’ispirazione artistica. Soltanto un boss come Artemis, una specie di dea cacciatrice metà arciere metà sirena volante “vale il prezzo del biglietto” (anche e soprattutto in fatto di trovate durante la boss-fight, praticamente tutta da condurre in sospensione). Al netto di ambientazioni molto belle ma non così varie, specialmente dalla seconda parte in avanti (ma comunque coerenti con la narrativa, in quanto ad un certo punto i protagonisti si ritroveranno forzatamente “chiusi” in un unico luogo, piuttosto omogeneo) il gioco ha una durata di circa 15 ore per venti missioni principali.

Ecco allora che Devil May Cry 5 è, esattamente, come una canzone di Ketama 126: è sexy e esagerato, sopra le righe e stiloso, super ammiccante e tamarro ma anche con un cuore che batte e lotta assieme a noi. E se è vero che “anche un diavolo può piangere”, entrare nel club dei demoni non è mai stato tanto figo come in questo quinto capitolo.

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Ketama 126: lo vedremmo bene come personaggio della saga videoludica.

Per concludere, la possibilità dal menu principale di vedere i modelli 3d in alta risoluzione non solo dei personaggi principali ma anche dei principali nemici, armi e oggetti è qualcosa di davvero bellissimo e sarebbe interessante se diventasse una sorta di standard per ogni titolo tripla A. Poi è chiaro che il modello di Nico, la nostra armaiola di fiducia, impersonata dalla modella e attivista femminista britannica Emily Bador, sia il nostro preferito con ampio distacco.