Pittura, Spazio, Scultura – Le collezioni del contemporaneo negli spazi sotterranei della GAM

Un’eccezionale panoramica su due decenni che hanno segnato in ogni senso la storia italiana, all’interno dei quali l’arte ha giocato un ruolo di racconto, innovazione e militanza.

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_di Giorgio Bena

A partire dal 15 febbraio il museo inaugura una nuova area di allestimento che rappresenta anche un esperimento per i suoi spazi sotterranei, tradizionalmente riservati alle temporanee. Pittura, Spazio, Scultura è infatti la prima di una serie di esposizioni di durata biennale – si chiuderà il 4 ottobre 2020 – attraverso la quale il museo potrà proporre al pubblico quelle sezioni della propria ricca collezione dedicate al secondo ‘900 che non trovano spazio nei due piani della collezione permanente.

La mostra, a cura di Elena Volpato, si concentra sui lavori tra gli anni ’60 e gli anni ’80 – molti dei quali acquisiti durante la direzione di Pier Giovanni Castagnoli, tra il 1998 e il 2008 – creando un’area di continuità cronologica con le collezioni del ‘900 esposte in permanente: in questi due decenni molti artisti, appartenenti ad ambiti di ricerca diversa, crearono percorsi di rinnovamento dei linguaggi pittorici e scultorei introiettando i domini dello spazio e del tempo.

«Un approccio individuale al contenuto in totale sintonia
con il ventennio di libera sperimentazione che racconta»

Pittura, Spazio, Scultura racconta questa storia di rinnovamento attraverso il lavoro di 26 artisti evadendo la facile tentazione di creare raggruppamenti adagiati su etichette critiche (come Arte Povera, arte concettuale o pittura analitica) che sebbene funzionali alla costruzione di una tassonomia storico-artistica di quegli anni complessi e ancora in parte di difficile lettura, hanno finito per inghiottire la straordinaria individualità degli artisti e delle loro opere.

Questi percorsi sono suddivisi in sei aree tematiche secondo approcci profondamente variabili, da quelli più tecnici a quelli filosofici: l’essenzialità della forma, la continuità di linguaggio con i supporti tradizionali dell’arte, il potenziale metafisico spaziale e temporale dei materiali artistici, la riattualizzazione della figura, l’arte come spazio di espressione filosofica ed infine il rapporto tra il medium pittorico e quello scultoreo come promotore di nuovi significati.

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Menzione speciale per Archeologia di Giuseppe Spagnulo, straordinaria riflessione in chiave formale e materica sull’agire del tempo e MDLXIV di Luigi Mainolfi, lungo -ma imperdibile- racconto per immagini della complessità dell’agire artistico anche quando esso si manifesti in forme di azione passiva, o meglio ancora di “in-azione”.

Il percorso curatoriale ci accompagna con un moto non lineare all’interno di questa rete di esperienze lasciandoci la libertà di perderci tra di esse e rinunciando a creare un percorso nettamente definito, offrendoci un approccio individuale al contenuto in totale sintonia con il ventennio di libera sperimentazione che racconta.