“Dove Bisogna Stare”: il film-documentario sulla società civile che accoglie

La propaganda ha lavorato per anni, mostrandoci un’Italia assalita da orde di migranti, creando un muro di diffidenza e ostilità nei confronti del diverso. il lavoro di Daniele Gaglianone, insieme a Stefano Collizzolli invece, è un raro esempio di informazione nel reale senso del termine. La macchina da presa segue 4 donne diverse per provenienza, età e formazione, ma accomunate dalla scelta di voler essere di aiuto e di guardare la realtà per quella che di fatto è.

_
_di Elisabetta Galasso

Un documentario che rovescia lo specchio e racconta l’immigrazione, dove però, gli immigrati vengono lasciati sullo sfondo. I veri protagonisti infatti, non sono coloro che giunti nel nostro Paese, chiedono aiuto, bensì quelli che sono disposti ad offrirglielo.  Protagonisti che in realtà sono tutte donne: Georgia di Como, Lorena di Pordenone, Elena della Valsusa e Jessica di Cosenza.

Persone comuni che fanno politica senza bisogno di farla. Persone che non riescono a girarsi dall’altra parte di fronte a confessioni di torture subite, famiglie costrette a vivere in un parcheggio o a un numero sempre crescente di giovani che in jeans e superga ai piedi, percorrono 14 km tra le montagne valsusine, sperando di arrivare indenni fino in Francia. Ed è da questo viaggio di frontiera che ha inizio la narrazione. Moltissimi migranti che non trovano infatti, la possibilità affrontare il confine blindato di Ventimiglia-Menton si riversano nelle zone di Bardonecchia e Briançon. Se non ci fossero persone che dalle due parti della frontiera spontaneamente si mobilitano per dare aiuto, la situazione sarebbe peggiore di quella attuale. Elena, che vive ad Ulzio non si è tirata indietro quando dei volontari ritrovano un giovane camerunense quasi assiderato, ospitandolo in casa sua, come si fa con un amico.

Se la Valsusa è terra di frontiera, lo è anche Como. La Svizzera è appena fuori dal centro cittadino. Dal 2017 quando la guardia di frontiera svizzera decide di respingere gli arrivi sistmeticamente, la stazione di Como San Giovanni si è popolata di quasi un centinaio di migranti bloccati. Qui la protagonista è Georgia, una 26enne che senza alcuna esperienza nell’accoglienza li porta all’ospedale, in questura e li segue passo per passo per aiutarli a integrarsi.

La terza zona di confine è quella del Friuli -Venezia Giulia, precisamente a due passi da Pordenone dove l’Isonzo inghiotte decine di sfollati che si sono radunati vicino le sue sponde. Lorena, 64enne un passato da psicoterapeuta, è la prima che senza paura, si arrampica da una transenna all’altra e va a portar loro conforto e piccoli aiuti concreti.

Jessica è l’ultima di queste incredibili donne che a soli 22 anni è il perno di Prendocasa una grossa occupazione abitativa nel centro di Cosenza. Dentro un edificio abbandonato hanno trovato asilo un’ottantina di persone, famiglie, anziani e bambini. Jessica vive insieme a loro in una stanza al primo piano, condividendo il bagno con altri tre nuclei. Per Jessica non ci sono distinzioni, c’è solo il problema abitativo e il bisogno di risolverlo assieme.

Le storie di quattro donne che si intersecano in un unico desiderio: guardare fisso negli occhi il migrante, ridandogli valore umano. Se per la società non esisti, afferma Lorena, esisti per me.

blank

Sono donne che non hanno paura di sporcarsi le mani, così come il regista che segue le protagoniste passo dopo passo, fornendoci una grandissima profondità individuale e mescolando diversi stili di ripresa dal filmato amatoriale a quello dal taglio giornalistico.

La presenza attiva di Georgia, Lorena, Elena, Jessica si traduce in un’incessante sfumare di volti e lingue che di conseguenza comporta come risultato non essere né di qua né di là. E quindi il dove bisogna stare diventa una domanda, una domanda faticosa e complessa alla quale però loro prendendosi per mano reciprocamente in un’Italia divisa e sempre alla ricerca di un nemico da affrontare, stanno rispondendo con competenza, umanità e giustizia.

Il film-documentario diretto da Daniele Gaglianone, scritto con Stefano Collizzoli, prodotto da ZaLab in collaborazione con Medici Senza Frontiere (MSF), dopo essere stato presentato alla 36ma edizione del Torino Film Festival, esce nelle sale cinematografiche, con un tour di proiezioni “evento” organizzate in varie città. L’elenco delle proiezioni è consultabile su www.zalab.org oppure www.facebook.com/zaLab. La prossima data a Torino sarà il 16 febbraio al Polski Kot alle ore 21.15 con la presenza del regista.

blank