[REPORT] Il ritorno pulsante degli A Toys Orchestra

A quattro anni di distanza da “Butterfly Effect” gli A Toys Orchestra tornano con un album che ha il suono del battito cardiaco, “LUB DUB”, al Centro Zo di Catania per la rassegna Loud.

_di Raffaele Auteri

Quella tra gli A Toys Orchestra e Catania è una storia d’amore che va avanti da moltissimi anni. La band di Agropoli, tuttavia, mancava con un vero concerto nel capoluogo etneo da quasi 4 anni (esclusa l’incursione come band di supporto durante l’ultimo tour di Nada). Abituati oramai a vederli esibire nella storica cornice del Barbara, questa volta trovano un palco all’interno della nuova rassegna Loud, edita da Blow Rock e in collaborazione con il centro Zo. Ci sono tutti i presupposti per un ritorno alle origini, con disco nuovo, “Lub Dub”, che, riscoprendo le consolidate melodie della band campana, sembra segnare la chiusura dell’interessante parentesi pop danzereccia.

Si respira un’atmosfera quasi nostalgica, visto che Catania da un paio di anni sembrava aver accantonato questo tipo di concerti, guardando più a Trap e hip hop.
La nostalgia, però, può giocare brutti scherzi; ignorando i vari problemi tecnici e il mancato soundcheck e la formazione ridotta (e non del tutto originale) sembra esserci qualcosa che stona, metaforicamente parlando, visto che a livello puramente tecnico il concerto è stato, come sempre, ineccepibile.

Se da un lato c’è la voglia di saltare, cantare e unirsi in massa a questo vecchio rituale, ci si trova un minimo spaesati dal tempo trascorso e dai suoi effetti. Ricordavamo una sala gremita fino a scoppiare, con ragazzi di tutte le età che si ritrovavano, periodicamente, per celebrare un genere di musica che sembra sempre più in via d’estinzione nel panorama italiano. Il numero dei presenti, sebbene numeroso, non si avvicina neanche lontanamente a quello che ricordavamo, facendoci in parte sentire vecchi, ma anche caparbi. È un discorso di cuore, un concerto per “La vecchia guardia catanese”, che riscopre luoghi e sensazioni che mancavano da tempo, ma che ci fanno istintivamente sentire spaesati e quasi fuori posto. Se un tempo un evento del genere sarebbe stato la punta di diamante della movida catanese, ora sembra un elemento di contorno.

Tutto ciò, però, non è assolutamente percepito dalla truppa di Enzo Moretto, che riscopriamo sempre più simpatico e folle durante le esibizioni. Sembra quasi un bambino che gioca, un ragazzo che ha appena iniziato a suonare, infervorato dal pubblico, col quale scherza continuamente. Riesce, come sempre, a trasmettere un’energia pura e delle emozioni sincere, caratteristica fondamentale della band, che con degli ottimi dischi all’attivo, trova la sua vera dimensione e dinamica nei live.
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La scaletta porta un quantitativo esiguo di brani nuovi, che lasciano spazio a vecchi cavalli di battaglia della band (Invisible, Celentano, Welcome to Babylon, per citarne alcuni), senza però risultare ingombranti, ma anzi andando a ripercorrere, come detto sopra, quel sound puro e genuino con cui gli ATO hanno iniziato a presentarsi al mondo della musica.
Canzoni pure, guidate dal pianoforte e dalla dolcezza, senza mai risultare noiose o banali. Gli A Toys Orchestra sono, forse, l’ultimo baluardo di quella che un tempo consideravamo musica indie. Dei pionieri del nuovo millennio, che sono riusciti a trovare un ampio pubblico grazie a una notevole capacità di scrittura che è riuscita a superare lo scoglio della lingua inglese, molto spesso poco apprezzata dal pubblico italiano.

È stato un concerto per nostalgici, sì, ma a volte è bello ritrovarsi con dei vecchi amici, perché in fondo, per Catania, loro sono questo, e non importa quanto tempo possa passare e quanto si possa cambiare. Gli amici ci saranno sempre. Catania ci sarà sempre e, si spera, anche gli A Toys Orchestra.

Gallery a cura di Nadia Arancio e Ivan J. Nicolosi