[INTERVISTA] QUiET! e l’Arte su vinile

“Io spotify, tu spotifasti ma è meglio il vinile”: è uscito a distanza di un anno l’EP “Inverno Ticinese” dei Coma Cose in formato vinile, dopo il grande successo sulle piattaforme digitali. Sappiamo che il supporto vintage è tornato di moda negli ultimi anni: abbiamo voluto approfondirne sviluppi e prospettive con l’artista che ha curato le magnifiche illustrazioni presenti nel formato LP, realizzato in 1000 copie limited edition: QUiET!


_di Lorenzo Maccarrone

Partiamo proprio da Inverno Ticinese: com’è nata la collaborazione con Fausto Lama e California?

La collaborazione con i Coma_Cose è nata da uno sketch: avevo scoperto la loro musica da poche settimane ma la ascoltavo in loop continuamente, il loro modo di scrivere riusciva a farmi immaginare tutto ciò che ascoltavo e così, un giorno, ho deciso di abbozzare un character ispirato a California e alla canzone Jugoslavia. Lo posto sul mio profilo Instagram, taggo la loro pagina e dopo qualche minuto, in modo del tutto inaspettato, mi scrivono in privato: gli era piaciuto molto. Dopo qualche mese ci incontriamo a un evento, scambiamo due parole e Fausto mi anticipa qualcosa che poi si concretizzerà qualche settimana dopo con la commissione dell’artwork del vinile.

Cosa ne pensi di questa decisione di far uscire un vinile?

Penso che sia una scelta interessante, perché c’è ancora la necessità non solo di ascoltare la musica ma anche di vederla, di spacchettare il cellophane, di sentire l’odore della stampa, di appoggiare la puntina e guardare il vinile che gira.

Anche tu acquisti vinili?

Sì, sembra esista una magia attorno all’atmosfera che si crea ascoltando il vinile: qualcosa di totalmente diverso rispetto alla musica ascoltata in cuffia.

La vendita attraverso una versione limitata di copie pensi possa essere la strada migliore?

Sì, rende l’album esclusivo.

Credi che un vinile esteticamente bello e curato possa essere anche oggetto solo di collezionismo?

Sicuramente. Avere un pezzo unico, numerato, diventa un’occasione per inserirlo nella propria collezione o un buon motivo per iniziarne una.

Secondo te come è cambiato l’approccio alla parte “visiva” della musica da quando la progettazione grafica è passata dalla grandezza di un vinile alla grandezza di un telefono?

Nella parte “visiva” della musica, cosí come in tutte le arti visive oggi, ci si ritrova a dover fare i conti con la gestione di tantissimo materiale. È difficile riuscire a produrre un artwork che rimarrà nella storia, che riuscirà a non perdersi nel giro di qualche mese nelle migliaia di immagini che vediamo giornalmente. Se dal punto di vista tecnico produrre per dispositivi sia più semplice, dato l’immediato riscontro del risultato, d’altro canto il rischio di perdersi nella mischia è molto elevato. Quindi pensare a qualcosa che valga la pena di conservare e custodire in un mondo tascabile e digitale è la vera sfida dei nuovi progetti.

Il tuo stile “caricaturale” è molto riconoscibile. Per chi altro vorresti creare un artwork ufficiale tra i musicisti italiani?

Sicuramente con quelli che sono i miei preferiti, soprattutto nella scena hip hop che sento più vicina a me personalmente e al mio stile: da Salmo a Fibra, da Frah Quintale a Nitro.