[REPORT] L’amore è anche fatto di niente: il gran finale dell’Infedele Tour di Colapesce

Per la data finale del tour di Infedele ai Magazzini Generali di Milano, Colapesce ha scelto di affidarsi a un nutrito gruppo di ospiti ma soprattutto di autenticare come la band che lo ha accompagnato di data in data sia una delle migliori in circolazione. 

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_di Mattia Nesto

In una delle sue prime e più fortunate canzoni, Lorenzo Urciullo in arte Colapesce canta “l’amore è anche fatto di niente”. Ebbene ad osservare la data finale del tour di Infedele, l’ultimo dello stesso cantautore siciliano, pare evidente come, invece, la musica di Colapesce sia fatta di tante cose, aggiunte via via di tappa in tappa e della propria carriera come musicista e della propria vita in quanto uomo. La parte scenica dello show è ben studiata, con Colapesce nei divertiti ma anche convinti panni di sacerdote (scon)sacrato che ora suona, ora canta ora benedice la folla senza soluzione di continuità.

Eppure, al di là dell’ingresso sul palco con una maschera da pesce spada, lo show di Colapesce è uno spettacolo molto maturo e delineato bene, con largo, larghissimo spazio dedicato alla musica, anche grazie ad una band di prim’ordine che vede tra le sue fila, come chitarrista o saxofonista aggiunta, anche Adele Nigro, cuore e anima degli Any Other  la quale ha aperto lo stesso concerto con una versione acustica, chitarra e voce, di alcuni pezzi del suo nuovo album. Questa dimensione però suonata, altamente suonata di tutte le canzoni più importanti ed anche famose del repertorio di Colapesce certificano, una volta di più, come l’artista siciliano sia un musicista al cento per cento, anche ottimo “coach” nell’assemblare squadre vincenti.

credits: pieropercoco

Già perché l’ultima data del tour di Infedele è stato, diciamo in piccolo, una specie di “Sanremo degli anni Sessanta” e per l’importanza degli ospiti, da Roy Paci a Rachele Bastreghi sino ad Andrea Appino, sia per la dinamica con cui questi duetti, diciamo così, sono stati presentati.

Non c’è stata un’alternanza ferrea con una parte solo di Colapesce e una solo di duetti. No è stato tutto molto fluido e naturale da un lato, ma anche calcolato e rifinito freddamente dall’altro. Quest’anima di calcolo e di cuore è un po’ la natura stessa del far musica di Colapesce che passa da cover del calibro di “Segnali di vita” di Franco Battiato o de “La canzone dell’amore perduto” di Fabrizio De André ad intermezzi più giocosi dove il nostro si diverte a schitarrare dentro a pezzi molto intimi  e delicati.

Ma lo spettacolo è molto godibile e il pubblico, purtroppo poco attento e molto rumoroso durante l’esibizione di Adele Nigro (peccato perché è stata veramente bravissima), è rimasto invece ipnotizzato da Colapesce, cantando il giusto e accompagnando con battiti di mani, urla e movimenti del corpo i pezzi del siciliano. Colapesce era visibilmente emozionato sul palco ma poi, ogni volta, bastavano le prime note della canzone per scioglierlo da quel torpore affettuoso.

E già, la parola “affetto” è la parola chiave, come chiave è nella poetica di Colapesce la poetica degli affetti.

Un concerto intimo e grande al tempo stesso, con grandi musicisti, anche dal punto di vista tecnico, ma pure punk e naif quando si trattava di buttarla in caciara. Una festa, una bella festa dove tutti hanno dato il loro contribuito confermando come, oltre che produzioni eccezionali, una label come 42 Records faccia sorgere delle vere e proprie famiglie intorno ai suoi artisti. E che cosa, nella migliore delle ipotesi, sono le famiglie se non gruppi legati da parentela ed affetti. Ecco Colapesce: quello che sgroviglia la matassa degli affetti e la ricompone per farne una canzone.

Colapesce@Magazzini Generali, Milano 05/10/2018