Il “Neorealismo romanaccio” di Carl Brave x Franco 126 live al Flowers Festival

Siamo tornati a dare uno sguardo alle “Polaroid” in note del duo romano, che in un modo o nell’altro hanno ridato alla capitale una certa “coolness” da metropoli. I ragazzi sono definitivamente esplosi a livello nazionale e si preparano a portare avanti parallelamente anche le rispettive carriere soliste. La resa live è coinvolgente ma allo stesso tempo ha molto margine miglioramento: osserviamo con piacere ed interesse l’evoluzione dei pischelli. 

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_di Diego Indovino
Quando vedi nascere un fenomeno pop (che in qualche modo apprezzi) ti ci affezioni. Speri continui a sorprenderti, a migliorare e a crescere artisticamente. Per questo siamo tornati, dopo più di un anno dal battesimo live all’Astoria, a vedere come se la passano Carlo e Franchino. Di cose ne sono successe nel frattempo. Un disco solista per Carl Brave, uno in arrivo per Franco 126, featuring e soprattutto tanti live. Insomma, un sacco d’esperienza da portare sul palco.
In un fresco Sabato di luglio eccoci allora al Flowers Festival di Collegno. Il pubblico è quello che ti aspetti: adolescenza da brufolo per la maggior parte e qualche trentenne come noi. Il tempo di recuperare una birretta e sul palco fa ingresso uno degli opening act più assurdi e divertenti degli ultimi tempi. Tutti noi abbiamo passato ore, forse giorni interi a chiederci: Ma quanto sarebbe bello far cantare a Fabrizio De Andrè i testi della Dark Polo Gang? Bè, un uomo (avvolto dal mistero) è giunto a noi con lo scopo di rispondere a questa domanda. Si fa chiamare The Andrè e con chitarra acustica e l’accompagnamento di un tastierista, per mezz’ora, ha praticamente sollevato fino al livello cantautorale i testi più “spinti” della Trap. Insomma sentire la voce di De Andrè cantare “Prendo sempre tre gusti fumo un cono gelato” è contemporaneamente esilarante e stimolante per una riflessione sulla natura dei testi degli artisti come Sfera Ebbasta, Ghali, DPG ecc. E sapete una cosa? In qualche modo queste liriche funzionano bene anche fuori dal loro contesto originale!
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Con ancora nelle orecchie “alzo soldi, alzo soldi amigo” ci addentriamo nel pubblico tra i fans più sfegatati di Carletto e Franchino in attesa di un po’ di “realtà trasteverina”. Tra i più giovani la “presa bene” è quella che proviamo tutti prima di vedere da vicino dei veri idoli e noi ci lasciamo trasportare. I due salgono sul palco afferrando l’immancabile bicchiere dal contenuto alcolico, trascinando il loro proverbiale scazzo cosmico e Tararì Tararà, si parte.
Con un allestimento visuale che vuole richiamare alle Polaroid, che sono concettualmente il modo in cui Carl Brave e Franco 126 vivono le loro canzoni e una band tra cui spiccano due fiati potenti e precisi sembra essere stato fatto qualche passo avanti dal punto di vista della produzione di un live show. Ma col passare dei minuti e dei brani ci rendiamo conto che i due rapper di trastevere non hanno ancora sviluppato una vera attitudine al palcoscenico. Ciondolano quà e là trattenendo il solito bicchiere in una mano invitando i regà a “fare più caciara” ma questo è l’unico tipo di interazione col pubblico che vedremo durante la serata. Dopo un po’ riusciamo quasi a dimenticarci dell’uso massiccio del vocoder e iniziamo a goderci il buon tessuto musicale della band che, come da disco, si deve cimentare in un mix di generi che spaziano dal reggae al r’n’b passando per l’indie-rock e la trap.
Franco 126 abbandona il palco a metà concerto per permettere a Brave di snocciolare qualche brano del suo disco solista, compresa la hit radiofonica Fotografia che vede la collaborazione di Francesca Michielin e Fabri Fibra (l’ha messa in scaletta anche quest’ultimo qualche giorno dopo, sempre sul palco di Collegno).
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Dal primo live di Carl Brave x Franco 126 a cui abbiamo assistito a quest’ultimo, ci aspettavamo un’evoluzione un po’ diversa… Ciò che non delude mai dei due però è la loro genuinità che, è vero, troviamo in maniera non ancora esaltante nel modo di affrontare il palco, ma che poi all’ascolto è l’ingrediente principale di questa forma di “neorealismo” che parla romano. Verità quotidiane descritte intelligentemente, parole semplici di chi vive le strade della propria città. Si percepisce l’influenza dello stornello o della tradizione della canzone romana in generale. Franco 126 torna sul palco ed è il momento di regalare al pubblico i brani più famosi. Noccioline, Solo Guai, Pellaria  ci portano verso la fine di questa gig dai sapori contrastanti.
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Forse sempre in due non è il destino di questi due artisti: sarà importante per la crescita di entrambi seguire ognuno la propria strada?  I saluti dal palco, essenziali e telegrafici come da copione. Poi anche noi usciamo ritrovandoci a fare lo slalom tra la schiera di papà venuti a raccogliere i figli. Cheregazzini. Una delle caratteristiche del Flowers Festival di quest’anno, del resto, è stata proprio quella di far convivere sotto palco un pubblico di età diversa e lontana, di portare anche le famiglie nel prato del Parco della Certosa. Grandi e piccoli, tutti pellaria.