Un reading di Elena Stancanelli per ricordare Cristina Campo

Siamo stati al secondo incontro della rassegna “Hai voluto a mia vita” del Circolo dei Lettori, giovedì 8 marzo, in occasione della festa della donna. Elena Stancanelli ci ha fatto immergere nelle vicissitudini di Cristina Campo, scrittrice, poetessa e critica novecentesca. Una figura affascinante e preziosa, troppo a lungo dimenticata…


_ di Beatrice Brentani

Giovedì 8 marzo il Circolo dei Lettori ha reso omaggio a un personaggio femminile della letteratura italiana forse (e purtroppo) non molto conosciuto: Cristina Campo, alias Vittoria Guerrini, scrittrice, poetessa, saggista, traduttrice e critica italiana dai mille pseudonimi –  un istinto, quello di volersi sempre reinventare, quasi incontenibile, una specie di spinta a ripartire da zero ogni volta insieme alla sua scrittura.

Vittoria Guerrini non ha ottenuto, in vita, la fama che meritava: l’unico articolo scritto sul suo conto in occasione della sua morte è stato quello comparso sul Corriere della Sera a opera di Roberto Calasso, che si è anche occupato della raccolta e della pubblicazione di tutti i vari scritti (di forme diverse, ma di esigua quantità) dell’autrice – la collezione di tutti gli epistolari è stato un lavoro particolarmente difficile: Cristina ha avuto, nel corso della sua esistenza, numerosissimi amici e amiche di penna, con cui scambiava moltissimi pensieri sulla propria vita e riflessioni filosofico-letterarie.

Un’altra figura che ha svolto un ruolo essenziale nella vita della donna è stato lo scrittore  Elémire Zolla, l’amante con cui ha deciso di trasferirsi a Roma, e che si è occupato di lei per molti anni – Cristina era infatti nata con una malformazione cardiaca non curabile che l’ha resa una donna particolarmente fragile e di salute cagionevole.

Zolla, parlando di Cristina, racconta quale è stata, a sua opinione, la più grande fortuna della donna: a causa di questa sua malformazione congenita non ha potuto frequentare la scuola ed è stata educata in casa. Le sue letture sono state alquanto particolari e inconsuete e le hanno dato modo di ottenere una formazione inusuale, rarissima, che le ha permesso di diventare un’esperta in molti argomenti che erano poco noti o addirittura sconosciuti alla maggioranza.

Cristina Campo

Vivere, certo, mio caro amico. Non c’è nulla di più – nulla di meno – da fare. Quanto ad esser felici, questo è il terribilmente difficile, estenuante. Come portare in bilico sulla testa una preziosa pagoda, tutta di vetro soffiato, adorna di campanelli e di fragili fiamme accese; e continuare a compiere ora per ora i mille oscuri e pesanti movimenti della giornata senza che un lumicino si spenga, che un campanello dia una nota turbata.

Cristina Campo, Il mio pensiero non vi lascia. Lettere a Gianfranco Draghi e ad altri amici del periodo fiorentino.

Tra i numerosi carteggi che la Guerrini ha tenuto con numerosi personaggi incontrati prima a Firenze e poi a Roma, la Stancanelli ci ha letto questo bellissimo pezzo tratto da una lettera che l’autrice ha scritto a Granfranco Draghi.
La Guerrini ha scritto molto poco: la sua malattia occupava gran parte delle sue giornate, si sentiva spesso molto stanca e, come raccontano le  persone che l’hanno conosciuta di persona – ad esempio, Giuliana De Carlo – aveva un aspetto sempre malaticcio, debole, bisognoso di cure e riposo. Sono stati raccolti, però, numerosissimi epistolari: l’unico che ci è pervenuto in forma completa è stato quello indirizzato all’amica Anna Bonetti.

È stata inoltre traduttrice di poeti e scrittori inglesi, come Woolf, Dickinson, Eliot, Mansfield, Donne e Williams e, in Italia, ha conosciuto alcune tra le personalità più eccellenti di metà XX secolo come, ad esempio, Mario Luzi, Leone Traverso e lo stesso Granfranco Draghi.

Luzi scrisse  proposito di Cristina Campo:

Cristina riponeva nella memoria come in uno scrigno le gemme delle sue letture: erano pietre preziose che altri non vedevano o non sapevano apprezzare. La sua scrittura nasce nel riflesso di quei tesori ; ma nasce energicamente, anzi impavidamente. La sua forza intellettuale trasformava quella ricchezza a lungo custodita in una lama al servizio dei suoi argomenti, in uno stile tagliente dai barbagli ora d’acciaio, ora iridescenti. Forza e fragilità del resto in lei si fondevano mirabilmente […] Cristina Campo credeva che la perfezione esistesse e, come altri che l’hanno creduto, non sapeva che farsene della perfettibilità. Era là e solo là che bisognava puntare, e non contentarsi di niente di meno.

La vita travagliata della donna, vittima della malattia, è stata vissuta in prima persona, negli ultimi mesi (morì nel 1977: aveva solamente 54 anni), da Giuliana De Carlo, che ha raccontato di come l’autrice abbia terminato gli ultimi momenti della vita.

Le due donne erano state in vacanza insieme a Nervi, dove Cristina usava recarsi con Zolla – prima che lui si innamorasse di un’altra, pur continuando a nutrire nei confronti di Cristina un attaccamento quasi morboso. A Nervi, Giuliana ha potuto conoscere un po’ più a fondo la figura di Cristina, donna talmente raziocinante e regolata nel pensiero da risultare, poi, paradossalmente, nella vita, estremamente caotica e disordinata. Cristina è stata una donna travagliata, non si è mai rassegnata all’idea di aver perduto l’amore di Zolla, non è mai riuscita a farsi una ragione di questo “abbandono” del suo amore per lei.

Quando ha deciso di occuparsi di lei, Elena Stancanelli ha ricevuto una lettera da una persona che l’aveva conosciuta bene, e che ha voluto regalarle la sua storia: questa persona è proprio Giuliana De Carlo.

Nella gioia, noi ci muoviamo in un elemento che è del tutto fuori del tempo e del reale, con presenza perfettamente reale. Incandescenti, attraversiamo i muri.

Cristina Campo, Fiaba e mistero