Aperitivo coi rapaci sul Monte Oropa

Incrocio di due battiti: quelle delle ali dei rapaci e quello del cuore. Un aperitivo molto particolare in falconeria tra le vette del Monte Oropa. 

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_di Valentina De Carlo

Due occhi rossi attraversati da un bagliore di curiosità ti scrutano mentre i tuoi occhi, imbevuti della stessa curiosità, si tuffano e si perdono in quel cerchio scarlatto. Il becco nero e curvo della civetta afferra un pezzetto di carne cruda direttamente dal guanto da falconiere che riveste la tua mano, mentre con quella libera accarezzi le sue piume vellutate. Un battito di ciglia e lei spicca di nuovo il suo volo silenzioso verso un’altra mano che la attende. Ci troviamo sul monte sacro di Oropa, in provincia di Biella, a quasi 1200 metri d’altitudine per vivere un pomeriggio in compagnia dei rapaci. Dopo esserci lasciati alle spalle l’afa cittadina, una fresca aria pungente ci accoglie, tra boschi vestiti d’estate e una sottile foschia che taglia le cime.

A regnare quassù è il silenzio, interrotto solo dai versi dei rapaci desiderosi di dimostrare le loro innumerevoli doti e la loro eleganza, quasi come in una sfilata di moda, solo che qui la passerella è quella impalpabile del cielo. Ad accoglierci alla Locanda Canal Secco Trucco é l’intero gruppo della Falconeria Oropa: la famiglia al completo. Orietta, Paolo e i loro bambini sono in prima linea, seguiti da nipoti e amici, tutti accumunati dalla stessa passione per questi predatori dell’aria, questi equilibristi del volo che vivono con questa famiglia di umani fin dalla loro nascita e che rispondono al loro nome voltandosi con la testa di 270 gradi e con una naturalezza spiazzante.

Falchi, aquile, civette, gufi, assioli e barbagianni, un ricco cast di volatili che tra il salotto di casa e gli alberi, mantiene il suo istinto per la caccia pur obbedendo ai comandi dell’uomo. Durante la dimostrazione di volo infatti, Paolo ci spiega come questi rapaci, notturni e diurni, siano dotati di vista, udito e intelligenza tali, che gli consentono di catturare prede libere o, come in questo caso, prede fittizie di pezza, prese in cambio del cibo dato loro dagli umani (metodo adoperato appositamente nell’addestramento).

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Il pubblico è coinvolto in questa avventura e chi vuole può diventare falconiere per un giorno provando l’ebrezza di vedere atterrare i pacifici rapaci sul proprio pugno, artigli contro cuoio, viso contro becco, sentendo quanto forte possa essere il legame tra l’uomo e la natura che lo circonda, che nella sua perfetta imperfezione rende la convivenza sulla terra irrinunciabile ed unica. Come capita spesso in montagna, in un attimo il cielo si oscura e un temporale ci sorprende nel campo di volo, per la gioia dei rapaci, che amano lavarsi sotto la pioggia e un po’ meno per quella degli umani che sono coperti di vestiti permeabili e non di piume.

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Tutti al riparo nella locanda, ci scaldiamo con polenta e vino, in attesa che il cielo smetta di lacrimare. Nel frattempo, tra una fetta di salame e un tocco di pane, facciamo la conoscenza di Magù, uno splendido gufo dai grandi, deliziosi occhi gialli e dal piumaggio bianco con striature dorate che sembrano scie di sole e che, al sicuro sul guanto di Orietta, ci guarda stupito da tanta curiosità. Mentre i falconieri ci raccontano aneddoti di vita quotidiana con i rapaci, ci danno spiegazioni tecniche e rispondono alle domande più strane degli intrusi di una domenica pomeriggio, spuntano tra le vette ben due arcobaleni che annunciano la fine del maltempo e la ripresa dei voli, con Magù che finalmente scrolla le ali e si sottrae al nostro sguardo impertinente.

Con il suo volo magico si conclude la dimostrazione e il fedele lavoro di questi sovrani del cielo, che racchiudono tra colori sgargianti, piume delicate e sguardo rapace, un’eleganza spietata e una bellezza perfetta, che non capita tutti i giorni di poter incontrare in maniera così semplice e allo stesso tempo inaspettata. Un incontro che sa di magia, quella di due sguardi che si incontrano tra i boschi di Oropa. E’ tempo di volare: pugno chiuso e sguardo al cielo.

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