[INTERVISTA] Walter Lazzarin: lo scrittore “per strada”

Mettersi a scrivere i propri racconti in strada, sul marciapiede? E’ la “pazza idea” che ha avuto Walter Lazzarin, autore de “Il drago non si droga” e della trasmissione RAI Dribbling…

_di Luigi Affabile

L’ospite di questa intervista è Walter Lazzarin, giovane autore nato a Padova. Dal 2011 ha lavorato come insegnante precario di Filosofia e Storia; da Ottobre 2015 ha deciso di rincorrere un sogno: girare per le strade e le piazze d’Italia insieme alla sua Olivetti Lettera 32, per promuovere il suo terzo libro: Il drago non si droga.

Cosa ti ha spinto a rincorrere questo sogno, da molti definito “una pazzia”?

“Il fatto di non essere molto contento della vita che facevo, e la voglia di farmi conoscere come scrittore.”

Hai girato nelle piazze e nelle strade di molte città italiane per promuovere il tuo terzo libro “Il drago non si droga”. Cosa parla il libro?

La trama del libro mi ha aiutato nel senso che, faccio una piccola premessa, quando ho cominciato a scrivere il libro avevo già in mente di partire e quindi l’ho pensato, l’ho pianificato come un libro che potesse più o meno interessare a chiunque. Per questo, ho pensato di accantonare una trama che fosse troppo complicata o che magari allontanasse qualcuno. Per esempio è impossibile andare a vendere per strada un libro di fantascienza, un giallo o un libro di avventura.
La mia storia è la storia di un bambino che è arrabbiato con la mamma e decide di scappare di casa, di notte, con il suo drago di peluche. Quando racconto in genere questo inizio le persone dicono: “Ah, figo un bambino…” mentre una madre o un padre pensa : “Cavolo, e se mio figlio scappasse di casa perché è arrabbiato…”. Nella sua fuga notturna, questo bambino si infila tra le sbarre di ferro dei giardini pubblici che di pomeriggio frequenta con gli amici e vuole sapere di notte, con il cancello chiuso, cosa nascondono; e qui trova un gruppo di tossicodipendenti. Il libro è ambientato nel 1990, perciò un’epoca che insomma… in Italia tutti i giardini pubblici avevano il loro gruppetto di tossicodipendenti.
Ho voluto, ed era una cosa che da anni avrei voluto fare, mettere i drogati nella mia storia, perché quando ero piccolo erano i nostri mostri. Penso che ogni epoca ha avuto i suoi mostri. Adesso, ad esempio, sto guardando una serie tv di
pirati, e all’epoca di fine 1700 i mostri da cui dovevi stare attento erano i pirati. I zombie erano mostri che non vedevi mai, i drogati invece li vedevi e dovevi stare molto attento, almeno stando a quanto ti dicevano i genitori. Tra l’altro ho rispolverato un po’ di ricordi, un po’ di articoli dell’epoca. Fondamentalmente erano dei ragazzi emarginati per niente aiutati e quindi non compresi. Quindi volevo ripercorre quel periodo storico, quella confusione che c’era, ma farlo in maniera semplice.

La tua idea è quella di riavvicinare la gente alla narrativa. Ci sei riuscito?

“Ti dico che qualcuno che si è avvicinato e poi ha comprato il libro mi ha confessato in effetti di non leggere da magari qualche anno e di non entrare in libreria da secoli. Fondamentalmente chi mi si avvicina è già interessato, però mi è successo almeno quattro o cinque volte. Se magari sono riuscito a recuperare anche solo quei quattro o cinque lettori, non è male. Insomma, in qualche modo potrei essere soddisfatto.”

Prima de “Il drago non si droga” hai esordito nel 2011 con “A volte un bacio”. L’anno dopo “21 lettere d’amore”. Per il futuro, stai scrivendo un nuovo libro?

“In realtà il prossimo che sto scrivendo uscirà a breve, cioè a fine Aprile. Sarà una raccolta di tautogrammi e si intitolerà “Ventuno vicende vagamente vergognose” e uscirà per una casa editrice emergente di ragazzi in gamba che si chiama Casasirio. Ho conosciuto l’editore a Roma e lui mi ha proposto di scrivere una nuova raccolta di tautogrammi.”

Da Settembre 2016 partecipi come autore della trasmissione “Dribbling” in onda ogni sabato su Rai 2. Come va quest’esperienza?

“E’ una bellissima esperienza, anche perché grazie ad un contratto vengo riconosciuto per la prima volta come un autore, uno scrittore.”

In questo periodo di profonda crisi, che consigli ti senti di dare ad un giovane che vuole intraprendere la strada della scrittura?

“Penso che oggi come non mai Internet offre molte possibilità a riguardo. Basta pensare che a molte persone viene affidata la gestione di una pagina Facebook. Quindi il mio consiglio è quello di aggiornare il proprio curriculum attraverso queste esperienze.”

E’ nei tuoi progetti portare i tuoi tautogrammi al di fuori del confine nazionale?

“Mi piacerebbe, perché no?! Anche se in questo caso, ci vorrebbe un grosso editore alle spalle.”