“Rosso Istanbul” di Ferzan Ozpetek è una dichiarazione d’amore

Vent’anni dopo l’esordio con Il bagno turco, Ozpetek torna a girare nella sua Istanbul, tra nostalgia e ricordi…

_di Luigi Affabile

Rosso come il sangue. Rosso come l’amore. Ferzan Ozpetek torna al cinema con «il suo film più personale» ispirato all’omonimo romanzo scritto dallo stesso regista e pubblicato nel 2013. Con un cast completamente turco, Rosso Istanbul è un film ricco di suggestioni; colorato e tetro, passionale e pacato.

Protagonista della storia è Orhan Sahin (Halit Ergenç) uno scrittore che torna a Istanbul dopo vent’anni per aiutare il regista Deniz Soysal (Nejat Isler) a scrivere il suo romanzo. Ad accoglierlo, trova una città diversa da quella che conosceva; una città piena di ricordi dimenticati. Lo stesso Ozpetek, ha dichiarato: 

«Per me è stata un’esperienza molto forte. Mentre giravo mi sembrava di perdere continuamente questa città, la sentivo sfumare nell’incertezza di un’aria pesante e inquieta. Ma forse non era la città, ero io stesso che mi stavo perdendo. Certo c’era tensione nell’aria, la stessa tensione che senti un po’ ovunque per via degli attentati terroristici. Ci abbiamo messo tre anni a fare questo film».

Dopotutto Istanbul, non è solo una città cosmopolita carica di colori, carica di storia. Le immagini del fallito golpe militare, per rovesciare il presidente Erdoğan, risalgono a solo sette mesi fa. I carri armati per le strade della capitale turca, hanno richiamato alla memoria il Cile del governo Allende, il tentato golpe in Russia contro Gorbaciov, il massacro di piazza Tienanmen. Meno recente, l’attacco terroristico verificatosi, il 1 gennaio 2017 presso la discoteca Reina, dove sono state uccise 39 persone.

L’Istanbul di Ozpetek, non sembra volersi piegare al terrore. Questo film, questo romanzo è un inno all’amore, un inno alla vita, che spinge ad interrogarsi e a capire la severità, la crudezza del passato e il coraggio del futuro. I ricordi e la trasformazione del paese, mettono in crisi l’identità del protagonista. Nel racconto, c’è poco spazio per la politica, a rubare la scena: le immagini oniriche di una città bagnata dal mare, le luci invadenti della notte, le strade frenetiche, i colori del Bosforo, il rumore delle trivelle, il canto dei gabbiani al tramonto.

Lo sfondo urbano, confuso e autoritario, è la cornice perfetta di questo racconto. Attraverso il vagabondare dei protagonisti, Ozpetek ci mostra sguardi tristi, malinconici, paralizzati dalla solitudine, allentati dalla vita, pronti ad abbandonarsi, pronti ad annullarsi pur di cercare il loro posto, il loro destino.

La regia di Ozpetek è delicata, sensibile e scrupolosa nel proteggere il filo conduttore dei personaggi e della storia. Nel cast esperto, da sottolineare anche l’ottima interpretazione della bellissima e affascinante Neval (Tuba Büyüküstün) ed il tormentato Yusuf (Mehmet Günsür), entrambi amici di Deniz e protagonisti del libro che lo stesso regista avrebbe dovuto finire. La trama, a tratti poco chiara e lineare, riesce comunque a trasmettere emozioni e coinvolgimento; mentre la raffinata e genuina fotografia rendono “Rosso Istanbul” un film di grande valore estetico; la sceneggiatura è rivoluzionaria e coraggiosa, mentre la colonna sonora, composta da Giuliano Taviani e Carmelo Travia, è melodica e incisiva.

Rosso Istanbul dà uno sguardo leggero sulla vita, carico di tenerezza e malinconia, ma allo stesso tempo riesce ad essere spietato, d’una crudezza disarmante.  Il film, come ha dichiarato lo stesso Ozpetek, oltre ad essere un omaggio alla madre scomparsa di recente, è una dichiarazione d’amore a una città: Istanbul. Il vero significato del film è racchiuso nel tuffo di Orhan nel mare del Bosforo. Un tuffo, che racchiude il coraggio di continuare a vivere, e che rappresenta il ricongiungimento con le proprie origini; un tuffo che ci ricorda che “chi guarda al passato non vede il presente”.