La Venere in Pelliccia di Valter Malosti e Sabrina Impacciatore

Catene e corsetti per soddisfare manie masochistiche in scena al teatro Gobetti dal 13 al 19 gennaio, con un gioco di potere tra l’attore-regista Valter Malosti e un’aggressiva Sabrina Impacciatore, dominatrice di eccezione in perfetto equilibrio tra seduzione e analisi dell’Io.

_di Giorgia Bollati

L’ora si è fatta ormai tarda e, nella solitudine di una sala fatiscente, con solo lo scrosciare di una pioggia battente in sottofondo, un regista si lamenta della deludente giornata di audizioni appena conclusasi senza procurargli un’attrice in grado di interpretare la sua Wanda Von Dunayev. La solitudine di un piccolo tavolino nell’angolo di una stanza in cui protagonista è una dormeuse rosa acceso attorno alla quale ruotano una sedia e quello che resta di un pilastro spoglio: questo è l’orizzonte entro il quale Valter Malosti, regista e attore protagonista, e Sabrina Impacciatore indossano le parole tradotte da Masolino D’Amico dal testo di David Ives, che nel 2010 adatta il romanzo erotico di Leopold von Sacher-Masoch.

«Sabrina Impacciatore e Valter Malosti si immergono completamente in questa giravolta di vizi e manie e portano sul palco collari, corsetti e catene che passano dall’uno all’altra insieme alle due personalità in gioco»

Molti sono i temi trattati dall’adattamento teatrale, a partire dalla disoccupazione imperante tra le schiere degli attori, la mancanza di femminilità delle ragazze di oggi e ancora la battaglia ideologica del femminismo, ma protagonista profonda che emerge gradualmente allo strato superficiale della commedia è la natura dell’io, il conflitto segreto delle istanze più nascoste che lottano per restare celate nell’ombra o farsi strada nella psiche e prendere il sopravvento. Sabrina Impacciatore veste con credibilità i panni di Wanda Jordan, un’attrice sempliciotta e volgare che, tuttavia, si mostra tenace e determinata a ottenere il ruolo della (non) casualmente omonima Wanda Von Dunayev; i passaggi da un personaggio all’altro sono sottolineati da cambi di luci e di musica, ma in modo particolare dal volto e dalla voce della Impacciatore, che dà prova di grande abilità nel muoversi su questa giostra di personalità.

Seduto sulla sedia da regista, Malosti impersona un se stesso proiettato in una situazione realistica ma inquietante nella sua assurdità, e, seguendo le battute del copione recitate dalla donna, si cala con carattere e pacatezza nel personaggio di Severin von Kushemski. L’audizione diventa gioco di potere in cui Wanda manipola l’uomo che si trova di fronte piegandolo al suo volere fino quasi a ricattarlo, ponendolo di fronte alla gran quantità di informazioni che lei possiede della giovane fidanzata.

Giunti al clou della notte di prove, tuttavia, la commedia si trasforma in seduta psicanalitica, in cui Malosti si lascia suggestionare dalla Jordan, ricostruendo pezzo per pezzo il puzzle della sua anima nascosta, di cui forse un po’ si vergogna, ma che lo ha portato a scrivere un dramma improntato sulle sue bramosie masochistiche. Sabrina Impacciatore e Valter Malosti non si tirano indietro, si immergono completamente in questa giravolta di vizi e manie e portano sul palco collari, corsetti e catene che passano dall’uno all’altra insieme alle due personalità in gioco. Si dimostrano abilissimi nell’inscenare un rapporto che esternamente appare dominato dalla figura di una mistress di eccezione, ma che è sotterraneamente orchestrato da un uomo egoista a tal punto da manipolare una donna e corrompere la sua anima.

Costumi, trucchi e giocattoli di sorta costituiscono la guarnizione di una ricetta grottesca ma perfettamente dosata fino alla conclusione, ambigua ed enigmatica, una totale deriva di personalità scomposte e latenti trovatesi come di fronte a uno specchio.