Le mille e una tavola di Sergio Toppi

La Nicola Pesce Editore inaugura il 2017 con un focus su Sergio Toppi: “Sharaz-de” (per la prima volta raccolto in un unico albo cartonato e arricchito da un’intervista allo stesso autore) racchiude la poetica di un genio del fumetto italiano.

di Lorenza Carannante  –  L’anno inizia molto bene per gli appassionati di fumetto, ed in particolar modo per gli appassionati delle firme italiane. Scomparso da ormai cinque anni, la NPE celebra il ricordo del milanese Sergio Toppi con la pubblicazione di due tra gli albi più belli del panorama del fumetto italiano: “Sharaz-de. Le mille e una notte” prima, e “Blues, contenente una storia che fino ad ora era inedita in Italia, la cui uscita è prevista a febbraio.

Forse ci sono parole adatte per descrivere l’opera di Sergio Toppi, ma purtroppo io non le conosco. Se dovessi riassumere uno tra i suoi progetti più famosi credo che starei in silenzio, attonita, continuando ossessivamente a sfogliare le pagine incantevoli del suo Sharaz-de, per la prima volta raccolto in un unico albo cartonato e arricchito da un’intervista allo stesso autore, genio del fumetto italiano, con un’introduzione di Matteo Stefanelli.

Resto incantata e senza parole perché questo lavoro si presenta perfetto già dall’odore di stampa che inonda anche tenendolo chiuso: la carta è assolutamente adeguata alla stampa sia a colori che in bianco e nero, risaltando i contorni dei disegni e i tratti sempre netti e decisi che sono tra i punti forti dello stile del fumettista milanese. Ma è bene fare anzitutto un excursus generale sulla storia trattata: come si intuisce dal titolo, siamo di fronte alla trasposizione a fumetti di alcune delle vicende narrate ne Le mille e una notte, raccolta di novelle orientali di autori diversi e di diversa ambientazione, scritte in periodi diversi tra loro ma soprattutto tramandate oralmente, pubblicate poi in diverse edizioni nel corso dei secoli.

«L’impaginazione di Toppi è tra le più singolari dell’intero mondo del fumetto»

Alcune di esse sono state trasposte in tavole magnificamente interpretate da Sergio Toppi a partire dal 1979 e pubblicate a puntate sulla rivista “Alter Alter”; le stesse che poi, nel corso degli anni, sono state pubblicate in due albi diversi, prima di essere piratate e quindi “violentate” attraverso uan diffusione non all’altezza del valore espresso. Anche da questo punto di vista, quindi, l’edizione di questo gennaio risulta essere molto importante e ricca: per la prima volta dopo dieci anni dall’ultima edizione, “Sharaz-de” prende vita sottoforma di graphic novel unico.

Lo schema narrativo del fumetto è molto semplice poiché com’è noto, ciascuna novella è narrata dalla protagonista, Sharazade, al sovrano Shahriyar per cercare di impedirgli di giustiziare le sue giovani spose, oltre lei. Di ambientazione orientale, nell’albo a fumetti c’è stata un’ovvia scelta tecnica circa la restrizione delle novelle, al fine di poter avere un lavoro maggiormente omogeneo, così da poter anche presentare al pubblico una raccolta precisa il cui filo conduttore era lo scopo della protagonista, in cui si alternano pagine in bianco e nero, i cui neri sono evidentissimi e piacevolmente marcati, e pagine i cui colori acquerellati e pastello riescono comunque ad essere netti ed evidentemente duri nonostante le tonalità scelte.

Di eccezionale presenza espressiva, le storie scelte da Toppi sono dieci in totale e si susseguono seguendo il filo rosso delle intenzioni della giovane protagonista che, decisa a non morire, propone ogni giorno una storia diversa al suo signore, che diviene così quasi suo schiavo. Dirompente è l’importanza della fantasia, punto cardine e chiave per comprendere al meglio queste fiabe visionarie – quasi per adulti – che parlano di stregoni, demoni, omicidi, teste mozzate, sete di sangue e vendetta ma anche di saggezza, misericordia e giustizia.

È indubbio che lo stile di Toppi e la sua scelta grafica per quanto riguarda questo albo sia assolutamente pertinente all’intera scena: tavole mozzafiato avanzano una dopo l’altra, proponendo al lettore immagini mai viste altrove. Sono scene in cui la storia viene presentata abilmente mediante paesaggi scarni e personaggi nei quali serpeggiano in maniera evidente i tratti caratterizzanti del mondo orientale.

Com’è noto, l’impaginazione di Toppi è tra le più singolari dell’intero mondo del fumetto poiché mai regolare, ma non per questo poco equilibrata. Da un personaggio disegnato in primo piano, ad esempio, può propagarsi l’intera scena mediante trulli, ghirigori o anche solo elementi naturali disegnati direttamente a partire dalle sue spalle, così intrecciati da non riuscire a riconoscere la fine di uno e l’inizio dell’altro. Lo stile è quello del Toppi più maturo ormai padrone del tratto e del personalissimo modo di costruire ciascuna pagina, al di fuori di qualsiasi struttura o schema abusati, prediligendo la costruzione verticale e un utilizzo minimo e quasi assente della divisione in vignette. A definire meglio il quadro, fortissimi contrasti tra bianco e nero e tra i colori, quando preferiti, e un minuzioso tratteggio in particolari mai assenti e quasi indispensabili ai fini delle sue splash pages che non prevedono contorni, così da poter godere e utilizzare al meglio la pagina.

In conclusione, un albo sicuramente da avere in libreria, da sfogliare e risfogliare essendo certi di poter scoprire ogni volta qualcosa di nuovo perché nello straordinario universo di Sergio Toppi è possibile perdersi in una visione onirica fatta di magia, sogno e, qualche volta, di realtà. 

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