“Come Rocky Balboa”: Duccio Forzano si racconta al Circolo dei Lettori

Martedì 20 settembre, Duccio Forzano, regista di innumerevoli trasmissioni televisive di successo, fra cui “Che tempo che fa”, “Vieni via con me” e diverse edizioni del festival di Sanremo, ha presentato il suo primo libro in una conversazione con lo scrittore torinese Alessandro Defilippi e Neri Marcoré, presso il Circolo dei lettori di Torino.

di Gaël Pernettaz  –  Il volume, edito da Longanesi nel settembre del 2016, presenta i primi 56 anni di vita del regista, dall’infanzia passata nell’entroterra ligure sino ad oggi, attraverso le svariate vicissitudini e gli ostacoli con cui ha dovuto confrontarsi per giungere al tanto agognato successo.

Come Rocky Balboa è un romanzo che nasce dalla voglia e dal bisogno di comunicare, di raccontare e raccontarsi propria di una personalità come quella di Duccio Forzano, che della comunicazione ha fatto la sua vita. Non bisogna stupirsi se egli ha posato temporaneamente la telecamera per impugnare la penna; in fondo, la differenza è semplicemente di media, la volontà rimane sempre la stessa: trasmettere un’emozione, un’esperienza in ogni modo possibile. Questo bisogno, quasi fisico, si configura nel libro come principale forza motrice per il protagonista: esso spinge il regista sin dalla più tenera età a scrivere fumetti, disegnando personaggi e storie di cui era l’unico lettore, lo porta poi verso i vent’anni a imparare a suonare la batteria e creare una band (per cui scrive anche i testi delle canzoni) e lo avvicinerà infine alla sua grande passione, ovvero la telecamera, che ricambierà il suo amore e da cui non si separerà più.

«Forzano si presenta come alter ego del pugile di Philadelphia interpretato da Stallone, il quale nonostante le continue avversità continua a rialzarsi, ad allenarsi, sperando in un cambiamento che prima o poi arriverà, nella proverbiale “chiamata” che tutti aspettano»

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Nonostante la sensibilità di questo autore e la sua attenzione ai dettagli più di una volta non riesce ad evitare di cadere nelle trappole dell’autobiografia (tanto più insidiose per chi scrittore non è): la discesa nel melodrammatico e la vanesia auto-celebrazione di sé. Nonostante questa pecca il romanzo appare costruito con una certa arte, e non come semplice successione di fatti e avvenimenti, altro rischio per chi non è solito scrivere. Infatti alle caratteristiche da romanzo di formazione ottocentesco, in cui il personaggio matura sino a raggiungere i propri obiettivi e trovare il proprio posto del mondo seguendo le sue più intime vocazioni, si accompagnano quelle del romanzo picaresco. Incessanti le avventure e gli ostacoli da affrontare per il protagonista il quale, ogni volta che sembra giungere a un qualche approdo, a una certa stabilità, viene di nuovo beffato dalla sorte e deve ripartire da capo. Questa caratteristica è la principale chiave di lettura del volume, come mostra chiaramente il titolo: Forzano si presenta infatti come alter ego del pugile di Philadelphia interpretato da Stallone, il quale nonostante le continue avversità continua a rialzarsi, ad allenarsi, sperando in un cambiamento che prima o poi arriverà, nella proverbiale “chiamata” che tutti aspettano.

Un messaggio di speranza e di tenacia quindi il lascito che vuole trasmetterci l’autore. Perché se si guarda il mondo con la consapevolezza che il nostro momento arriverà, la vita si fa molto meno paurosa, anche se come l’autore si ha il frigo troppo spesso vuoto e si è sommersi dai debiti.