Salmo, il Messia?

Il 2016 italiano è anche e soprattutto l’anno di Salmo e del suo Hellvisback: il rapper di Olbia ha resuscitato il rock riportandolo nel mondo terreno grazie ai suoi live continuamente sold out. Il degno ritorno del “king dell’hardcore”, con qualche polemica di troppo…

Salmo – “Hellvisback”

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di Edoardo D’Amato  –  L’autoreferenzialità a lungo andare può diventare una brutta bestia: se all’inizio risulta una prerogativa cazzuta poi col passare del tempo diventa quasi irritante. E’ esattamente quello che è successo a Salmo: la sterile polemica iniziata contro la cricca Rovazzi & Co. ha ampiamente oltrepassato la soglia del ridicolo. Un vero peccato, l’artista sardo chiude nel peggiore dei modi un 2016 che lo ha visto protagonista indiscusso. Nonostante la radio non passi le sue canzoni e in televisione non lo si veda quasi mai (le sua comparsate a Studio Aperto sono però già epiche), il successo del suo ultimo lavoro è impressionante: i tre dischi di platino e le date continuamente sold out lo certificano. Oltre i numeri però c’è un sacco di sostanza: definire Hellvisback un album rap sarebbe riduttivo.

All’interno troviamo tutto un universo musicale ed è anche la presenza di Travis Barker (suona in due tracce, “Il messia” e “Bentley vs Cadillac”) a testimoniarlo: non dimentichiamoci che l’artista di Olbia arriva da suoni metal e hard rock (La mia zona era la Z B, Heavy Metal Kids la versione beta dell’MC) . “1984” è un pezzo blues, la stessa “Il Messia” insieme a Victor Kwality è una cantilena reggae, c’è la trap (anche se non propriamente quella che fa il fratellino Sfera Ebbasta) in “Io sono qui”, gli insegnamenti old school in “Giuda” e l’elettronica più cupa in “Daytona” e “La festa è finita”. Sembra quasi di essere in una jam session, cosa che distingue il disco dal resto della scena: è un prodotto suonato, senza basi d’oltreoceano e con uno stuolo di (auto)citazioni che ripercorrono un’intera discografia (dal “riconosci il nome” di “S.A.L.M.O.” a “ora tutti sanno il nome” di 1984).

Il rock in Italia è morto (?), ma il nostro ha fatto una capatina negli inferi per riportarlo nel mondo terreno: basta andare ad un suo live per afferrare il concetto. E non c’è bisogno di operazioni di marketing basate sull’alterigia per ribadire ancora una volta quanto Salmo sia uno dei più influenti artisti italiani da cinque anni a questa parte.