[REPORT] Digitalism: we are not robots

Il duo elettronico tedesco si presenta al Locomotiv, e riesce a far ballare la gente persino in una gelido giovedì di dicembre

di Filippo Santin  –  E’ una serata nebbiosa. Una di quelle talmente fredde e umide da farti desiderare di indossare una calzamaglia di lana sotto ai vestiti, così come un passamontagna. Ma questo non ha impedito a un’ottima percentuale di persone di partecipare al live dei Digitalism – di giovedì, per giunta. Tocca a Osc2X aprire le danze: ottimo progetto elettronico di Vittorio Marchetti. Il duo sul palco si muove tra atmosfere vicine a quelle di certa dance inglese anni Novanta, magari di scuola Warp, ma anche vicine al cantato moderno di James Blake.

Verso le 23 invece tocca ai Digitalism. Elemento di scenografia è un grande telo trasparente che dall’alto pende davanti alla console del gruppo tedesco. Quello che è strano, tuttavia, è che questo non crei una sorta di distacco fra musicisti e pubblico. Anzi, per tutta la durata del live si respirerà un clima di complicità, dove non c’è spazio per “divismi da console”, e tutto assume semplicemente l’aspetto di una festa. In effetti i Digitalism, con il loro modo di porsi e di suonare, riescono a trasmettere un senso di positività a chi li ascolta. Interagiscono in maniera spontanea; e anche le produzioni musicali più “complicate” diventano così un naturale sottofondo su cui ballare. E’ proprio qui che si basa una delle loro caratteristiche principali: diffondono una musica con cui ci si può divertire senza pensieri, ma è allo stesso tempo anche una musica che ti può portare all’ascolto attento. E dando un’occhiata a come si è comportato il pubblico del Locomotiv, si è notata una chiara divisione di questo tipo, con due frange che sono comunque riuscite a ben amalgamarsi.

Il duo ha estratto dal repertorio pezzi tratti dall’ultimo lavoro “Mirage”, come da “I Love You, Dude”. Il loro è stato un live senza particolari cali di tensione, corredato da continui giochi di luce che sarebbero stati un “incubo” per Ian Curtis. E al di là della musica, il successo della serata è stato merito anche di Jence e Isi in prima persona; belli i momenti in cui, microfono alla mano, si sono messi a cantare, così come i momenti in cui Isi ha superato il telo trasparente e ha abbracciato ridendo chi era sotto al palco.  Insomma, il live dei Digitalism è stata una festa: nel senso più positivo – e meno stupido – del termine.