Come Leopardi può salvarti la vita: la lezione-spettacolo di D’Avenia riempe il Teatro Colosseo

Il professore-scrittore si presta al teatro e trasforma il palco in un’aula; per raccontare attraverso una prospettiva inedita la parabola esistenziale del “più grande poeta contemporaneo”. 

di Simone Glorioso  —  Non si spengono, le luci del teatro Colosseo: la platea gremita rimane illuminata da una luce un po’ indiscreta, per quasi tutto lo spettacolo. Si rimane lì, un po’ spaesati, orfani di quel buio che conferisce al teatro una peculiare intimità, avvolgendo gli spettatori di vellutata discrezione. Ma non stasera: il professore vuole vedere la sua platea.  Deformazione professionale, immagino.

Suona la campanella e Alessandro D’Avenia prende possesso del palco, occupato sui lati da due schiere di banchi con relativi studenti, che lo trasformano in una sorta di classe: i riflettori ne illuminano i gesti svelti ed energici, tipici di quegli insegnanti brillanti che sanno come ottenere l’attenzione dei propri alunni.

«Il percorso narrativo dello spettacolo segue sentieri ignoti nella biografia di Leopardi, aprendo su scorci sorprendenti che vogliono offrire una prospettiva nuova, a tratti ribaltata, dell’uomo e del poeta»

Non è un attore: la narrazione è genuina e irregolare, l’emozione che ne fa altalenanti i tempi rende giustizia alla passione del raccontoE’ venuto a Torino, dal liceo di Milano nel quale – anche dopo il successo di “Bianca come il latte e rossa come il sangue – continua ad insegnare, per presentare il nuovo libro da cui anche la lezione-spettacolo prende il nome: L’arte di essere fragili.

L’idea, apprezzabile quanto ambiziosa, è quella di esplorare la figura di Giacomo Leopardi attraverso una lente diversa da quella tradizionale, con uno sguardo che, alleggerito del pregiudizio della cupezza, possa cogliere nuovi tratti della personalità del poeta

Per rompere il ghiaccio racconta della sua quotidianità di docente, dell’inadeguatezza che ognuno sperimenta nell’ambiente scolastico, di come quel giorno, al liceo, il suo professore di lettere si sia presentato in classe recitando il “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”. Da questo a “L’infinito”, dalla “Lettera scritta al padre” in occasione di una tentata fuga da casa alla rassegnazione di “A me stesso”, la parabola del “più grande poeta contemporaneo” viene ripercorsa tra alcuni dei celeberrimi componimenti e qualche documento meno noto.

Il percorso narrativo dello spettacolo – con la regia di Gabriele Vacis e disegno illuminotecnico nonché sonoro a cura di Roberto Tarasco segue sentieri ignoti nella biografia di Leopardi, aprendo su scorci sorprendenti che vogliono offrire una prospettiva nuova, a tratti ribaltata, dell’uomo e del poeta: con un gioco di sapiente contrasto se ne sottolinea non il dolore ma la forza di sopportare, non la solitudine ma il coraggio, non la lucida disillusione ma l’ostinata vocazione alla vita.

Presentando il suo libro, lo scrittore palermitano s’appassiona nel tentativo di rendere al poeta di Recanati una complessità spesso trascurata, affrancandolo dalla bidimensionalità nella quale sovente lo si appiattisce e provando ad illuminarne nuove sfaccettature caratteriali, indistinguibili se osservate all’ombra del celebre pessimismo.

Soltanto quando D’Avenia termina – la voce rotta per l’emozione – di declamare i versi de “La ginestra”, i riflettori ci regalano qualche istante di buio. La lezione è allora finita, ed il professore può dirsi soddisfatto: il suono della campanella è abbondantemente coperto da quello degli applausi.

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Una collaborazione Mondadori, il Circolo dei lettori e Sottodiciotto Film Festival & Campus.