Michele Di Mauro dà vita al personaggio dimenticato di Jean-Baptiste Grenouille al Circolo dei lettori

Una vita dedicata a una folle missione: la ricerca del profumo capace di conquistare il mondo. Michele Di Mauro dona la sua voce al pensiero di Jean-Baptiste Grenouille per una serata in bilico tra teatro e suggestioni olfattive al Circolo dei lettori. 

di Giorgia Bollati  –  Entrando nella sala grande del Circolo dei lettori ci si sente avvolti da una musica inquietante quanto monotona che va ad amplificare l’angosciante palco fatto di tavolacci in legno accatastati, sfere di cristallo, candele, alambicchi e provette ammassati in un angolo e da un curioso scarabocchio che, a guardarlo attentamente, ci si accorge essere un bambino insanguinato con ancora attaccato il cordone ombelicale. Quello sgradevole neonato rappresenta l’inizio di Jean-Baptiste Grenouille, il protagonista della storia narrata da Patrick Süskind e, a suo dire, uno dei più grandi e geniali “mostri” della storia, il cui nome è, tuttavia, caduto nell’oblio in quanto appartenente al misterioso mondo dei profumi, sconosciuto ai più.

«I momenti scelti per l’adattamento sono quelli di maggiore tensione olfattiva e spirituale, quelli in cui l’animo del protagonista si svela e si mostra nudo»

Giovedì 1 dicembre alle 21, si trova radunato nella sala grande un pubblico pronto per essere catturato, stregato e, al contempo, disgustato dalla voce ammaliatrice di Michele Di Mauro, tanto profonda e roca da riuscire a dar forma ai ripugnanti pensieri del profumiere scellerato. Un’ora di intensa lettura drammaturgica capace di tenere gli occhi degli spettatori incatenati ai movimenti dell’artista torinese (doppiatore, attore, regista teatrale e speaker radiofonico) e i nasi aperti alle suggestioni olfattive, create da Laura Bosetti Tonatto per calare i sensi dei presenti nella puzzolente piazza del mercato di Parigi, o su una spiaggia dove una ragazza pulisce il pesce, o ancora tra i campi di lavanda a Grasse. Le parole che dalla carta passano ad avere consistenza nella voce di Di Mauro tengono la concentrazione su una fune sospesa, non mostrano mai cedimento, restano sempre in bilico tra il fascino e il grottesco dell’animo di Grenouille, conferiscono materialità al suo gesto e spessore al suo pensiero, andando a scovare e accarezzare le paure più recondite degli spettatori. I momenti scelti per l’adattamento sono quelli di maggiore tensione olfattiva e spirituale, quelli in cui l’animo del protagonista si svela e si mostra nudo, vestito solo delle sue paure e delle sue ossessioni, come un bambino abbandonato e non voluto che dedica la sua vita alla ricerca disperata di un briciolo d’amore.

Grenouille incanala tutte le sue energie e la vastità delle sue conoscenze nella creazione della quintessenza dell’amore, distillandola dai corpi delle ragazze che ha ucciso, guidato da un odore che non esiste: il suo. Di Mauro è capace di inscenare la cieca bramosia del suo personaggio, bisognoso di un profumo capace di conquistare l’amore del mondo, quell’amore che gli è sempre stato negato. La voce grottesca e incalzante mostra tutta la scelleratezza del pensiero di un uomo solo, e non lascia spazio per incantate tenerezze, ma innalza un monumento alla sua diabolica genialità, fatta di pazienza, curiosità e istinto. Il lettore si muove sul palco, si sdraia sui tavoli, spalanca violentemente le finestre sulle vie di Torino e trattiene magneticamente gli sguardi anelanti su di sé, portando infine a una catarsi che trova contatto con l’immensa umanità della follia di Grenouille.