[INTERVISTA] Tommaso Rey: dietro alla batteria di Hexis e Selva

Si avvicina la data-bomba organizzata dal collettivo Turin is not Dead nella provincia torinese con cinque band al crocevia tra hardcore e blackmetal. Abbiamo intervistato uno dei protagonisti della carneficina annunciata di sabato 10 dicembre ovvero Tommaso Rey, che suona la batteria in due delle formazioni coinvolte.

di Luca Cescon  —  Arrivano al Daevacian di Bruino due delle band più interessanti del panorama hardcore/black metal nordeuropeo, per l’ultima data stagionale del collettivo Turin Is Not Dead: Grieved e Hexis, affiancate in apertura dai lodigiani Selva, i biellesi O e i torinesi La Deriva.
Tommaso Rey si prepara ad un tour de force dietro alla batteria e ci racconta di come da Lodi è finito in Danimarca. 

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In quale occasione e come sei stato contattato dagli Hexis?

“Abbiamo suonato due date assieme (Milano e Firenze) con i Selva durante giugno 2015, e al tempo la vecchia formazione degli Hexis stava girando per le ultime date prima che il gruppo si dividesse e Filip (il cantante) stava cercando nuovi membri. Qualche giorno dopo quel weekend mi è arrivato un messaggio da lui in cui mi chiedeva se volessi entrare nel gruppo come batterista. Mega culo insomma!”

Suonare in Italia e viaggiare per suonare in Danimarca non è una cosa scontata: come è cambiata la tua vita?

“Questa è decisamente la domandona: sono passato dal semi-cazzeggiare allegramente al dover pianificare tutti i miei impegni con un anticipo incredibile. Per darti un’idea: so più o meno cosa farò tutti i giorni della mia vita da adesso a luglio 2017 e ho già altri piani fino alla fine dell’anno da definire … Per quasi un anno me la sono cavata andando avanti e indietro solo per fare lunghi periodi di prove, ma da luglio in poi ho già iniziato a essere in tour quasi perennemente. Tutto il tempo che passo a casa o il tempo libero che trovo in tour lo spendo portando avanti i Selva e i miei altri progetti, quindi a volte purtroppo rientrare in Italia non è rilassante quasi per niente.
L’importante per me in tutto questo casino ovviamente è anche ritagliarmi del tempo per riuscire a beccare gli amichi e le persone a cui voglio bene al di fuori della scena musicale che, ahimè, sta diventando sempre meno.”

La Danimarca: un paese aperto alla musica estrema o per strada solo biondi, occhi azzurri e conto in banca perfetto?

“Biondi e occhi azzurri a manetta! Conto in banca perfetto assolutamente no, almeno all’interno del nostro gruppo! Conosco quasi solo musicisti e, di conseguenza, nessuno con una situazione economica stabile. Detto questo, ci sono molti gruppi estremi nell’area di Copenhagen e in tutto questo tempo sono abbastanza sicuro di averli visti quasi tutti.
Mi ricordo di essere stato colpito tantissimo dalla quantità di concerti a cui sono riuscito ad andare solo nel primo mese in cui sono stato qui un anno fa, più o meno uno ogni sera. Gruppi dall’estero o local, dal blackened hardcore al grind allo sludge, sentiti in stanzine, squat e locali più o meno fighetti: c’è sempre qualcuno che suona da qualche parte. Una volta sono pure capitato a un concerto in cui suonava un gruppo di Genova con cui ci eravamo sentiti tramite i Selva e che non avevo mai visto di persona! Quella è stata una coincidenza incredibile.”

Il rapporto con la band: a primo impatto sembrano dei duri, ma a vedere dalle foto si denota una notevole quantità di cazzeggio e divertimento. Come ti stai trovando?

“Questo perché mi stalkeri su Facebook! Direi che sulla carta siamo solo un po’ più “seri”, di sicuro non ci atteggiamo da kvlt band, saremmo il classico gruppo ritenuto “hipster” dai metallari true black. Pensa che ci hanno pure cancellato una data in sud-est Asia per questo motivo!
Tra di noi andiamo molto d’accordo, sento di aver trovato dei grandi amici qui, ma va anche detto che in questo contesto penso sia fondamentale saper trovare il proprio spazio anche stando a strettissimo contatto con gli altri tutti i giorni per lunghi periodi di tempo.
Essendo sempre in tour sappiamo quando comportarci in maniera professionale e quando fare i cazzoni (cioè la maggior parte del tempo in realtà). La vediamo tutti molto seriamente ma il divertimento resta sempre parte fondamentale del suonare e dell’andare in tour. Ovviamente qualche volta ci è capitato di esagerare (gente che ha perso voli, speso tutti i soldi senza sapere come, sfiorato la rissa o finita in ospedale) ma non sarebbe un tour senza qualche aneddoto estremo da portarsi a casa e raccontare agli amici, no?”

State viaggiando tantissimo, anche al di fuori dell’Europa. Com’è spostarsi con una band che parla un’altra lingua, e quanto stai facendo pratica con l’inglese?

“Loro sono sempre stati molto ben disposti nei miei confronti e parlano (quasi) sempre inglese anche tra loro finché io sono nei dintorni.
Ovviamente l’inglese è sempre l’unica opzione per me quando ci spostiamo mentre loro possono parlare tra loro senza che nessun altro li capisca. Qualche volta mi è capitato di stare zitto per dei minuti con sti stronzi che mi parlano davanti in danese (lingua per me incomprensibile).
Da quando arrivo in Danimarca ogni volta dimentico l’italiano al punto che a volte mi rendo conto di pensare addirittura in inglese. Ho avuto il culo di avere già una buona preparazione alle spalle prima di entrare nel gruppo, ma da quando ho iniziato quest’avventura mi rendo conto di essere migliorato parecchio sia nel parlare che nella comprensione quando mi ritrovo a discutere con dei madrelingua (qualche accento di merda però non lo riesco proprio a capire, ho avuto dei problemi con gente da Manchester o da qualche strana zona tra l’Australia e la Nuova Zelanda – situazioni in cui seriamente fingevo di aver capito e sparivo nel nulla subito dopo ridacchiando).”

Il rapporto con i Grieved: come è nata l’idea di fare un tour insieme?

 “C’è sempre stato un gran rispetto reciproco tra i due gruppi e siamo entrambi fan l’uno dell’altro, al punto che Abalam e i nostri nuovi dischi sono stati registrati da Lewis Johns in Inghilterra perché Filip era rimasto molto colpito dal suono dei Grieved su disco, che era stato prodotto proprio da lui.

Sempre Filip gli ha organizzato diverse date a Copenhagen negli ultimi anni e siamo sempre rimasti in contatto finché non è nata l’idea di organizzare un intero tour insieme.”

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