[REPORT + PHOTO] LIM: ci hanno spediti nello spazio | WEAK | Barbara

La prolifica entità duale di WEAK e Meedori inaugura la sua terza stagione con il primo dei tre appuntamenti annunciati per questi ultimi mesi dell’anno. Al Barbara è l’elettronica di Sofia Gallotti, in arte LIM, fresca d’uscita con l’Ep Comet, a far da madrina.

di Daniele Messina – Riprendi in mano un libro che non leggevi da mesi. Non per mancanza di tempo, ma perché non volevi finirlo troppo presto. Ti piace così tanto che hai paura che le pagine che rimangono (anche se ancora tante) se ne vadano via velocemente, senza che te ne accorga. Sei ancora all’inizio eppure ti sembra già una storia bellissima. I personaggi sono azzeccati, proprio come piacciono a te, l’ambientazione è quella che preferisci, le parole usate aprono orizzonti. Il segnalibro ti riporta all’ultima pagina del Capitolo 2. Volti pagina e ti immergi nuovamente in una storia che non vuoi smetta di raccontarsi.
WEAK – Chapter III riprende la sua bellissima storia dal punto in cui l’aveva lasciata, dalla bellezza e la cura che solo le cose fatte bene hanno. I personaggi sono ovviamente ancora lì, di nuovi ne stanno per entrare in scena, ma quello che cambia sono i luoghi. Una bella avventura abbraccia più posti, si sa, e la nuova tappa del viaggio di WEAK si chiama Barbara. Veste nuova per uno dei principali locali della città ma solito vecchio pubblico buongustaio. E a vedere il menù, oggi c’è da leccarsi i baffi.

L’elettronica
che LIM ci sbatte in faccia durante il suo live è quella spigolosa, acuta e decisa dalla marcata impronta contemporanea. La sua voce è delicatissima e, paradossalmente, si sposa a meraviglia con le sonorità prodotte. Il grande spettacolo regalato è anche (in grossa parte) regalato dagli effetti visivi che dipingono, brano dopo brano, un piccolo EP chiamato “Comet” uscito timidamente mesi fa ed arrivato in sordina nelle cuffie di tutti i followers del settore. Brani come Sugar me e Game over, modellati e plasmati dal vivo, assumono tridimensionalità per le orecchie assecondando lo spettacolo (e lo ripetiamo) costruito ad arte con un’idea tanto semplice quanto banale: un telo semitrasparente fa da sipario al faccino “clean” ed apparentemente timido di Sofia Gallotti che, mani sugli strumenti, cancella ogni forma di riserbo e pudore. Le immagini proiettate assumono molteplici dimensioni e risvolti distribuendosi sui tre livelli – telo, palco e sfondo – in un surreale viaggio mentale che coinvolge tutti i sensi. Le lucine che costruiscono il cielo stellato sono quelle degli smartphone che non mollano un frammento del live che Instagram potrebbe descrivere dettagliatamente molto più del sottoscritto. Il “minimal addictive” di Organ e Comet completano questa prima piccola gemma discografica  e LIM si scusa, tirando fuori la suddetta timidezza, di non aver altro materiale da far sentire.
Eppure questo viaggio sembrava non dover finire, si sperava non finisse. Un tunnel profondo intessuto dalle proiezioni che ci parla di quella storia da raccontare che è WEAK. Che per dei nostalgici e sempre adolescenti come noi si vorrebbe fosse una “Never Ending Story”.
E allora gira pagina, leggi le parole, leggi con calma, che questo viaggio non finisca mai.

Galleria fotografica a cura di Vittorio Montauro.

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