[REPORT] Dio riconosce i suoi, parola dei Fuzz Orchestra | Druso

Ci siamo lasciati colpire inermi dalle onde sonore di Appaloosa e Fuzz Orchestra durante la serata di apertura della quarta stagione d Indie Druso: il nostro racconto.

di Manuel Guerrini – Una notevole pressione sonora, due band che condividono l’assenza della forma canzone e dei testi e una spiccata attitudine alla sperimentazione: sintetizzando, Appaloosa e Fuzz Orchestra hanno dato inizio alla quarta stagione di Indie Druso. Com’era prevedibile, non c’è il pubblico delle grandi occasioni (entro Natale sono previsti nomi di cartello come Dente e Motta e, su tutti, Giovanni Lindo Ferretti venerdì 16 dicembre), ma l’ampia sala del Druso si riempie per metà di appassionati curiosi di ascoltare gli Appaloosa. La band livornese mostra tutta l’esperienza live accumulata in oltre dieci anni di carriera sui palchi dei club di tutta Europa proponendo un set senza soste tra una canzone e l’altra, tutto bassi (sì, in alcuni pezzi i bassisti sono due), batteria e (pochi) synth: i pezzi appaiono quasi “mixati” tra loro e gli applausi sono quasi tutti alla fine del set.

Dopo di loro i Fuzz Orchestra: qui di bassi non ce ne sono ma il suono rimane compatto e potentissimo. Il volume è alto, il pubblico assorbe i decibel solo parzialmente, ma non è mai fastidioso. A metà concerto c’è tempo per un’incursione del basso, ovvero di un membro degli Appaloosa, confermando non solo una evidente affinità di genere musicale ma anche una stima reciproca. La band si diverte e ringrazia dopo ogni canzone, il pubblico in sala si lascia trasportare dalle onde sonore, dall’ambiente buio e dalla presenza scenica del trio milanese appostato nella parte anteriore del palco e vestito in giacca e cravatta, creando così una diverte contraddizione con il rock con rimandi heavy metal e stoner proposto: il chitarrista Luca Ciffo poi ricorda uno scatenato e giovane John Lennon, sul palco è magnetico. Il resto del gruppo non è da meno e in sala è tutto uno scuotere il capo ipnotizzato. I pezzi dei primi tre dischi si alternano ovviamente ai quelli dell’ultimo disco “Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi”, in cui la fanno da padrone citazioni audio di quel filone cinematografico socio-politico degli anni ’60 e ’70. Sono proprio questi vocali a tenere un filo conduttore, mixando anche in questo caso, anche se in modo diverso, le canzoni: gli audio sembrano dividere atti di una rappresentazione teatrale, rendendo tutto ancora più surreale. Uno show che conferma i Fuzz Orchestra tra le migliori live band italiane, una band di culto. Una band per pochi, forse, ma si può ben dire che Dio riconosca i suoi.

Gallery fotografica di Martina Marzano