[REPORT + PHOTO] roBOt 09: ripartire dal basso per guardare al futuro

Ripartire non è mai facile, soprattutto quando si è abituati ad essere un nome che in pochi anni è riuscito ad affermarsi e attirare su di se l’attenzione del grande pubblico. roBOt l’ha fatto dimostrandoci grande tenacia e caparbietà con una nona edizione di tutto rispetto.

Dal 5 all’8 ottobre a Bologna roBOt Festival è sceso in pista giocando una nuova scommessa. Scrollate di dosso le critiche e le problematiche dovute a un’ottava edizione chiusa in perdita, la Shape (associazione che da 9 anni organizza a Bologna il festival di musica elettronica) si è rialzata in piedi e, rimboccatasi le maniche, è orgogliosamente ripartita.

Lontano dalle eleganti sale di Palazzo Re Enzo e dagli sconfinati dancefloor della Fiera, il roBOt è ripartito da una location diversa, meno patinata ma certo di tutto rispetto: l’ex Ospedale dei Bastardini. Dopo una partenza un po’ in sordina per colpa della pioggia, il festival è riuscito ad offrirci nelle quattro giornate una carrellata di artisti – 32 nomi tra djset, live, show audio/video, esposizioni – che con i loro viaggi sonori ci hanno condotto sulle strade di quell’elettronica ricercata al quale in questi anni il roBOt ci ha abituati.

Dal mercoledì con Hieroglyphic Being, nuovo volto della techno che ci ha fatto dimenticare del freddo e della pioggia con le sue travolgenti ondate sonore,  passando per le performance del giovedì con le sapienti improvvisazioni dei Dwarfs Of East Agouza o i byte della talentuosa Peggy Gou. E ancora la miscela jazz/funk degli esplosivi (e italianissimi) Mop Mop Electric Trio arricchiti dal groove della voce di Wayne Snow oppure  la ricercatezza nel dj  set dell’attesa Beatrice Dillon.

Ripartenza composta da piccole perle che il pubblico bolognese ha sicuramente apprezzato, e le 6000 presenze registrate in questi quattro giorni  lo dimostrano. E poco importa se questa nona edizione non ci ha immerso in quelle atmosfere da festival internazionale a cui ci eravamo ben abituati perché per ripartire sapientemente il robOt sapeva di dover allontanare il superfluo e così ha fatto.

A chiudere queste interessanti giornate trascorse all’ex Ospedale dei Bastardini,  il party conclusivo, e ahimè nota dolente, del sabato notte al Cassero. Una serata di chiusura con una line up danzereccia al punto giusto – Primitive Art, Nudge, The Analogue Cop e Dj Stingray 313 – che ci avrebbe portato a ballare fino alle prime luci dell’alba. Ma purtroppo così non è stato per molti che, a causa di problemi logistici e di capienza del locale, sono rimasti a bocca asciutta e fuori dal Cassero.

Ma nonostante questi inconvenienti, mettendo il tutto sulla bilancia, il roBOt vince perché questa era un’avventura sicuramente non facile da realizzare. E noi siamo contenti di sapere che il festival bolognese non ci ha abbandonato e che presto tornerà, perché ottobre senza roBot non sarebbe di certo la stessa cosa!

Gallery a cura di AliSe Blandini