[REPORT + PHOTO] Salmo: per il flow mi danno del Lei | Flowers Festival

Salmo

Il Festival di Collegno entra nel vivo: a salire sul palco del cortile della Lavanderia a Vapore Mezzosangue, il leader di Machete Crew Salmo e i Pendulum.

Qualche giorno fa stavo riguardando la puntata di Down With Bassi, il salottino youtube di Bassi Maestro e Bosca, con ospite Salmo. Il primo commento sotto il video recita: “Ha flow anche quando parla”. Aveva ragione, Salmo è un grande oratore, anche se in fin dei conti sono già i suoi dischi a parlare per lui: in cinque anni ha rivoluzionato il modo di concepire l’hip hop made in Italy, sia con riferimento alla produzione che alla promozione. Sono rimasto affascinato, come tanti compreso anche Mr. Cherubini, dall’attitudine di questo ragazzo e da come si sia costruito un’immagine senza passare per i soliti canali pubblicitari di cui si alimenta il pop e parte dell’hip hop nazionale.

Non avevo però mai visto la resa live di tutto questo super progetto, ma prima di inoltrarci nella poetica dell’artista sardo, facciamo un passo indietro. Non ha una maschera ma indossa un passamontagna, ad aprire la terza serata di Flowers Festival è Mezzosangue: approccio oscuro e nichilista per il rapper romano, che presenta anche e sopratutto il suo ultimo “Soul of a Supertramp”. La rabbia e l’odio si mescolano ad un mood introspettivo e a turbe mentali che si amplificano con il battito martellante della batteria presente sul palco.

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Intanto arriva il buio nel cielo del Flowers, e dalle tenebre spunta lo striscione di “Hellvisback” e quindi Salmo, senza maschera ma con cappuccio in testa. Tenebre per poco a dire la verità, perchè sul palco c’è un impianto luci niente male. Se il rock in Italia è morto, a dargli una scossa di vitalità ci sta pensando proprio l’artista di Olbia con dei live in bilico tra l’attitudine dei Cypress Hill e quella dei RATM. Con tanto di band al seguito (da segnalare la presenza di Dade, bassista dei torinesi Linea 77), Salmo piazza una mina dopo l’altra e ci ricorda ancora che è sempre lui il king dell’hardcore. Ovviamente protagonista assoluto è il nuovo disco, suonato dalla prima all’ultima canzone: c’è tempo anche per “Messia”, il featuring con l’ospite Victor Kwality, leader degli LNRipley.

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Si concede anche il lusso di imbracciare la chitarra (poserata o chicca stilosa?) e dunque di arringare la folla rappando sulle transenne, in mezzo alla calca, con la super hit “1984”: ed è qui che mi rendo conto di quanto il suo cantato live sia praticamente identico a quello su disco. Zero doppie voci, se non quella del suo pubblico: c’è lui, il suo flow stratosferico e la gente che sa a memoria i suoi testi, e che ogni tanto si lascia andare ad un sacrosanto pogo. Insomma, la curiosità di rivederlo ancora una volta nel contesto intimo di un club rimane alta, ma Salmo ormai sa come muoversi anche su un palco grande come quello del Flowers.

Dopo di lui, arrivano sulla pista direttamente da Perth El Hornet e Ben Verse, ovvero i Pendulum: un’ora e mezza di drum n’ bass, dritta e senza troppi fronzoli, con un Verse particolarmente ispirato al rapping. Il pogo qui aumenta considerevolmente, come anche il livello alcolico, e così il set scivola giù che è un piacere. E mentre i Pendulum concludono la loro performance, la gente già si sposta sotto il tendone per continuare fino a notte fonda con i beat della crew torinese Basswarp.

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Gallery fotografica a cura di Nicolò Caruso