Organismi alla GAM tra biocentrismo e (co)scienza ambientale

Dall’Art Noveau di Émile Gallé alla Bioarchiettura: la GAM dà avvio alla nuova stagione espositiva sotto la direzione di Carolyn Christov-Bakargiev con una mostra collettiva d’arte, design, fotografia, architettura e cibo.

 
di Silvia Ferrannini  –  I “ritorni alla natura”, un poco languidi ma sempre poetici, dacché l’uomo ha scoperto la tecnica rappresentano la scorciatoia migliore per fuggire dal grigiore del contemporaneo e inseguire scenari verdi d’incontaminazione. Arriva poi il momento di rientrare nella quotidianità e vedere in che modo natura, progresso e creatività possano armonizzarsi. Organismi parte esattamente da questo presupposto per figurare una dimensione entro cui umano e non-umano si alleano e disegnano la meravigliosa complessità della vita.
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Chi varca la soglia della prima stanza, prima di leggere qualsiasi pannello esplicativo deve mettersi nell’ordine delle idee che nessuno vuole fare dell’indottrinamento e romantiche sensibilizzazioni. Via quindi ogni adesione, rifiuto, acquiescenza nei confronti di animalismi, specismi e regimi alimentari stravaganti: qui le questioni morali o etiche non vengono minimamente sfiorate, e i protagonisti della mostra non si accostano alla natura con lo scrupolo dello scienziato ma con l’audacia dell’investigatore, che «spia i segreti della natura per renderli immortali».
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Si scopre così che natura e architettura possono sposarsi esteticamente ed ecologicamente nei muri vegetali di Patrick Blanc, rendendo migliaia di piante provenienti da Sumatra, India, Giappone, Taiwan, Malesia componente integrante dell’edificio; la Sydney Opera House, tempio della rappresentazione teatrale e operistica, per Pierre Huyge diventa foresta sacra densa di miti, paure e indeterminatezza (A Forest of lines). L’ambiente naturale qui distrugge i limti tra palco e audience, cresce irrefrenabile e diventa organismo dinamico. Senza una ben chiara logica temporale si piomba poi nella Belle Époque di Émile Gallé, eccentrico artigiano del vetro e poliedrico cultore dell’Art Noveau.
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Convinto che «per le sfumature, le nervature, dovete studiare la natura» fa della sua arte il più armonico connubio tra passione botanica e inclinazione artistica, al punto che le sue delicatissime creature in vetro e ceramica (vasellami, accessori per la casa, mobili) stuzzicarono anche la fantasia dei nostri artisti. Siamo nel 1902; siamo a Torino, siamo nel cuore del Liberty: il padiglione di Raimondo d’Aronco fiorisce nel centro dell’Esposizione Internazionale d’arte decorativa e diventa espressione italiana del gusto dell’epoca. Il discorso naturalistico e scientifico apre il ventaglio delle sue possibilità espressive e dall’arte sposta la lente d’ingrandimento ad altri campi del sapere: Ramon y Cajal, lo “scopritore del neurone”, tratteggia le nervature del cervello umano come fossero spogli rami autunnali; Mario Cucinella e il suo team promuovono il dibattito contro l’internazionalizzazione dei processi della costruzione edilizia e architettonica a favore di una sostenibilità non globale, di un’”empatia creativa” sensibile alle esigenze locali; l’antropologia gastronomica dei Granai della Memoria va a braccetto con la politica “buona, pulita e giusta” di Slow Food.
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Dall’avanzamento della tecnica di fine Ottocento fino ai modelli organicistici di pensiero odierni,Organismi attraversa i variopinti mondi dei saperi tradizionali per giungere alle nostre radici au fond de bois (lett. “nel cuore dei boschi”), proprio come asserì Gallé.
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Curata da Carloyn Christov-Bakargiev, direttrice della GAM, e Virgina Bertone, curatrice del museo, Organismi: dall’Art Noveau di Émile Gallé alla Bioarchiettura sarà visitabile fino al 6 novembre nei seguenti orari: Martedì-Domenica, h. 11-19.

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