Coez: perdere una parte di sè per rinascere

Dopo gli esordi sulla scena hip hop romana e “Figli di Nessuno”, Silvano Albanese aka Coez si sta sempre più affrancando dalle sue origini artistiche per approdare ad un ibrido di cantautorato, rap e soprattutto pop. Così nasce il suo ultimo “Niente che non va”, pubblicato un anno fa per Carosello Records.

Esattamente un anno fa è uscito il terzo album di Coez, “Niente che non va”, che gli ha permesso di realizzare a pieno titolo il suo obbiettivo di allontanarsi dal rapper che cantava “Figlio di nessuno” e respingere qualsiasi tipo di etichetta o di stigmatizzazione commerciale che possa classificarlo in uno stile musicale. “Ho perso una parte di me che non tornerà, probabilmente ne avevo abbastanza” è un passo di “Still life”, pezzo di apertura del nuovo disco, che sembra fornire una risposta a tutti quei fan che sul Tubo e sui social continuano ad esortarlo a tornare al rap nudo e crudo di prima, quel rap “arrabbiato” che tanto li incitava ad affrontare la vita a muso duro.

Consapevole di aver intrapreso una strada difficile da percorrere, Coez tuttavia sembra convinto della sua scelta artistica e, nonostante lo scetticismo, sta pian piano ottenendo le sue soddisfazioni. Del resto, come ha detto a gran voce in numerose interviste, la sua volontà è quella di essere riconosciuto un giorno come il promotore di un genere a sè stante, non riconducibile a nessun altro ed è fiducioso che questo cambiamento, seppur stravolgente, saprà essere apprezzato a suo tempo da tutti quelli che lo hanno da sempre ascoltato. Coez ci presenta per la prima volta un pop alternativo (quasi brit), in cui cantautorato e rap possono correre paralleli lungo un tappeto di beat elettronici, come avviene ad esempio in “Jet”, ricordando vagamente Mecna e, perchè no anche Ghemon, nonostante Albanese rifugga da ogni tipo di comparazione. Tanto che si diletta anche a coverizzare (splendidamente) “Cosa mi manchi a fare” di Calcutta.

Oltretutto, anche a livello introspettivo emerge dai testi una sensibilità che supera di gran lunga qualche banalità riscontrabile nel “vecchio” rapper. Infatti, nelle storie che velatamente racconta, la “rabbia dei secondi”che gli ha fatto perdere “sei treni” fa a pugni con la speranza che “ce n’è sempre uno dopo” e con questo messaggio lancia anche un ponte verso chi fedelmente lo segue: il momento di stallo che ha attraversato Coez non è sicuramente un episodio isolato e condividerlo con gli ascoltatori non solo accorcia tutte le distanze, ma contribuisce anche alla comprensione della sua evoluzione e delle motivazioni che lo hanno spinto fino a dov’è ora. Dunque, lasciamoci pure alle spalle il ventenne dalle T-Shirt lunghe e i jeans dal cavallo raso terra: l’artista di Nocera Inferiore è cresciuto e non vediamo l’ora di vederlo anche live. Ecco le date autunnali del “Ti sposerai tour”:

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